Condiscepoli di Agostino
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Nelle Beatitudini la mappa della santità

Chiunque sia intenzionato a diventare santo ha a sua disposizione una mappa impeccabile, come precisa papa Francesco nell’Esortazione apostolica Gaudete et exsultate: “Gesù ha spiegato con tutta semplicità che cos’è essere santi, e lo ha fatto quando ci ha lasciato le Beatitudini. Esse sono come la carta d’identità del cristiano [...] è necessario fare, ognuno a modo suo, quello che dice Gesù nel discorso delle Beatitudini” (GE 63). Tenendo presente che la parola “felice”, “beato” è sinonimo di “santo” (cfr GE 64). Le Beatitudini non sono espressioni poetiche e non segnalano scorciatoie facili; impegnano fino al sacrificio (cfr GE 65)...

Parole chiave: Gaudete et exsultate (17), Mons. Giuseppe Zenti (310), Vescovo di Verona (245)

Chiunque sia intenzionato a diventare santo ha a sua disposizione una mappa impeccabile, come precisa papa Francesco nell’Esortazione apostolica Gaudete et exsultate: “Gesù ha spiegato con tutta semplicità che cos’è essere santi, e lo ha fatto quando ci ha lasciato le Beatitudini. Esse sono come la carta d’identità del cristiano [...] è necessario fare, ognuno a modo suo, quello che dice Gesù nel discorso delle Beatitudini” (GE 63). Tenendo presente che la parola “felice”, “beato” è sinonimo di “santo” (cfr GE 64). Le Beatitudini non sono espressioni poetiche e non segnalano scorciatoie facili; impegnano fino al sacrificio (cfr GE 65).
Per rendersene conto basta passare in rassegna le Beatitudini nell’edizione di Matteo: “Beati i poveri in spirito”. Il ricco pone stoltamente tutte le sue speranze nelle ricchezze, che non danno alcuna sicurezza e impediscono al cuore spazi per la generosità e per i valori trascendenti (cfr GE 67-68). La Beatitudine suggerisce anche, almeno nella edizione di Luca, una vita austera che condivide la vita dei poveri (cfr GE 70). Segue il “beati i miti”. Gesù indica nel suo comportamento la via su cui seguirlo come discepoli: «Imparate da me che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita» (GE 72). Ma è utile guardare anche agli esempi dei santi, come sollecita a fare il Papa: “Per santa Teresa di Lisieux ‘la carità perfetta consiste nel sopportare i difetti altrui, non stupirsi assolutamente delle proprie debolezze’” (ivi). L’apostolo Paolo colloca la mitezza tra i frutti dello Spirito Santo nel cuore dei credenti (cfr GE 73). Mite non è il debole, ma chi pone tutta la sua fiducia in Dio (cfr GE 74). La terza Beatitudine: “Beati quelli che sono nel pianto”. Per Gesù non sono beati quelli che vivono nel divertimento, ignorando le sofferenze di chi subisce una vita di pianto. Solo coloro che piangono con quelli che piangono, assumendone le fatiche e le angosce può dire di essere avviato alla santità (cfr GE 75-76). La quarta Beatitudine: “Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia”. Gesù non intende giustizia a modo puramente umano: “Tale giustizia incomincia a realizzarsi nella vita di ciascuno quando si è giusti nelle proprie decisioni e si esprime poi nel cercare la giustizia per i poveri e i deboli. Certo la parola ‘giustizia’ può essere sinonimo di fedeltà alla volontà di Dio con tutta la nostra vita” (GE 79); ciò significa che giusto è ciò che di fatto Dio ritiene giusto, cioè conforme al suo progetto sull’umanità. La quinta Beatitudine: “Beati i misericordiosi”, corrisponde alla capacità di dare e di perdonare, secondo la misura di Dio: “Siate misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso [...] perdonate e sarete perdonati; date e vi sarà dato” (GE 81). Ed è interessante il punto di vista dal quale il Papa ci invita a considerare la presente Beatitudine: “Occorre pensare che tutti noi siamo un esercito di perdonati. Tutti siamo stati guardati con compassione divina” (GE 82). La sesta Beatitudine: “Beati i puri di cuore”. Ecco come papa Francesco introduce il paragrafo: “Questa beatitudine si riferisce a chi ha un cuore semplice, puro, senza sporcizia” (GE 83). E ancora: “Beati gli operatori di pace”. Con il consueto linguaggio dell’immediatezza il Papa dice: “Il mondo delle dicerie, fatto da gente che si dedica a criticare e a distruggere, non costruisce la pace [...]. I pacifici sono fonte di pace, costruiscono pace e amicizia sociale” (GE 87-88). Infine: “Beati i perseguitati per la giustizia”. Purtroppo “le persecuzioni non sono una realtà del passato, perché anche oggi le soffriamo, sia in maniera cruenta, come tanti martiri contemporanei, sia in modo più sottile, attraverso calunnie e falsità” (GE 94).

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