Condiscepoli di Agostino
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Monica preparata a morire

Ignaro di quanto sarebbe accaduto a sua madre, ancor prima di partire alla volta dell’Africa da Roma, Agostino narra le sue confidenze spirituali, che riguardavano soprattutto la vita oltre la morte, con la madre...

Ignaro di quanto sarebbe accaduto a sua madre, ancor prima di partire alla volta dell’Africa da Roma, Agostino narra le sue confidenze spirituali, che riguardavano soprattutto la vita oltre la morte, con la madre. Si trovavano all’interno della abitazione, appoggiati alla finestra del cortile quadrato interno che le faceva da giardino: “Incombeva però il giorno, nel quale sarebbe uscita da questa vita, giorno che Tu conoscevi mentre noi lo ignoravamo. Era accaduto, come credo, cosa che hai procurato Tu con tue modalità occulte, che io e lei restassimo soli appoggiati ad una finestra, da cui si poteva vedere l’orto interno alla casa dove eravamo ospiti; proprio presso Ostia Tiberina, dove ci stavamo rinfrancando dopo la fatica del lungo viaggio (da Milano), lontani dalle folle, per metterci in mare. Eravamo noi soli, in colloquio con tanta dolcezza e dimenticando le vicende passate rivolti (con il pensiero) verso le realtà future, cercavamo tra noi, alla presenza della Verità, che sei Tu, quale sarebbe stata la vita eterna dei santi”.
Dopo la sua conversione, Agostino amava immergersi nelle realtà eterne e riflettere sul senso della creazione e sul suo Artefice. Nella reciproca confidenza con la madre mai si saziava di trascendere ogni realtà creata per raggiungere la Verità: “Il discorso era indirizzato ad affermare quel fine, che cioè il diletto dei sensi carnali per quanto grande sia nella luce corporea, per quanto grande essa sia, rispetto alla gioia di quella vita non ha paragoni, ma nemmeno sembrava degna di essere ricordata. Mentre ci dirigevamo con passione più ardente a Colui che è sempre lo stesso, gradatamente passammo attraverso tutte le realtà corporali e lo stesso cielo, donde il sole e la luna e le stelle brillano sopra la terra... E ancora ascendevamo interiormente pensando e parlando e ammirando le tue opere e giungemmo alle nostre menti, ma le abbiamo trascese, per attingere la regione dell’ubertà che mai viene meno, dove Tu pasci Israele in eterno con il pascolo che è la Verità”.
A questo punto Agostino, che avrebbe approfondito quanto nessun altro il tema della identificazione della Verità con il Logos, cioè il Verbo di Dio, il Figlio di Dio, con senso di stupore afferma: “Lì la vita è la Sapienza, per mezzo della quale esistono tutte queste realtà, come pure quelle che furono e quelle che saranno, mentre Essa non diviene ma è così come è stata e così sarà sempre. O meglio, in Essa non c’è il passato e il futuro, ma solo l’essere (il presente) poiché è eterna: infatti l’essere stato e l’essere futuro non è eterno”.
Non ancora con i sintomi della febbre malarica addosso, Monica colta da un certo presagio, confida ad Agostino la sua gioia di averlo visto cristiano e consacrato e il suo stato d’animo di desiderio di lasciare questo mondo: “Signore, tu sai che in quel giorno, mentre stavamo esprimendo tali pensieri e questo mondo tra i discorsi ci si sviliva con tutte le sue attrattive, ella disse: «Figlio, per quanto attiene a me, non mi diletto più di nessuna cosa in questa vita. Non so che cosa io ci faccia ancora e perché sia qui; ho già portato a compimento ogni speranza in questo mondo. C’era una sola cosa per cui desideravo continuare a vivere ancora un poco: vederti cristiano cattolico, prima di morire. Il mio Dio me l’ha concesso in sovrabbondanza, al punto da vederti suo servo, dopo aver disprezzata la felicità terrena. Che ci faccio qui?»”.
Ma all’improvviso Monica è assalita dalle febbri malariche. Chiede ai figli solo il dono di ricordarla all’altare di Dio: “Nel frattempo, entro appena cinque giorni o non molto di più, si mise a letto colpita da febbri. E mentre stava male, un giorno perse coscienza e per un po’ fu sottratta ai presenti... Poi, vedendoci attoniti per l’angoscia, disse: «Deponete qui vostra madre...  Deponete questo corpo dovunque volete; non vi sia di turbamento la preoccupazione per esso; soltanto di questo vi supplico: di ricordarvi di me all’altare di Dio, dovunque sarete»”.

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