Condiscepoli di Agostino
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Lo Spirito Santo geme nelle nostre preghiere

Agostino prende in considerazione il testo del vangelo di Giovanni frammento per frammento. E ogni frammento gli è sufficiente per intrattenersi con i fedeli a lungo...

Lo Spirito Santo geme nelle nostre preghiere

Agostino prende in considerazione il testo del vangelo di Giovanni frammento per frammento. E ogni frammento gli è sufficiente per intrattenersi con i fedeli a lungo, scovandovi motivi profondi di riflessione. Nella sua presente conversazione prende in esame l’espressione: “Colui che vi battezzerà nello Spirito Santo”. Il tema, dunque, è d’obbligo. Ma Agostino non entra in argomento con precipitazione. Siamo in pieno inverno. Temeva in una scarsa partecipazione della sua gente: “Confesso alla Santità vostra, di aver temuto che questo freddo avesse fatto freddi voi a convenire”. Loda pertanto i convenuti numerosi per il loro interesse nei riguardi delle riflessioni bibliche del loro pastore. Il tema? Perché lo Spirito Santo si è mostrato sotto forma di colomba? E poiché il tema era stato preannunciato nell’incontro precedente, aveva motivo di temere una scarsa partecipazione anche in ragione dell’argomento. Invece no. La basilica era strapiena. Come il solito. Agostino paragona la presenza dello Spirito Santo nel cuore dei credenti al gemito della colomba. Con evidente riferimento alla lettera di Paolo ai Romani: “Lo Spirito intercede per noi con gemiti inesprimibili” (Rm 8,26). Facendosi interprete delle domande dei presenti, si chiede se il gemito dello Spirito si esprime dentro il mistero trinitario. Risponde, ovviamente, di no, pensando al fatto che il gemito è rivolto a chi è più grande. In realtà, “lo Spirito Santo è Dio, come è Dio il Figlio di Dio ed è Dio il Padre”. Dunque lo Spirito non geme in se stesso, ma “geme in noi”. Perché geme in noi? Ecco la risposta sapienziale: “Non è piccola cosa che lo Spirito ci insegna a gemere. Egli ci insinua che siamo in pellegrinaggio e ci insegna a sospirare la patria per il raggiungimento della quale gemiamo”. Agostino, però, ha presenti le obiezioni degli ascoltatori: ci sono persone alle quali nella vita va tutto bene. Non hanno bisogno di gemere in attesa della Patria eterna! È vero, risponde Agostino. Ma essi non possono avere come immagine rappresentativa la colomba. Essi sono rappresentati dal corvo. E mentre chi ha lo Spirito Santo, rappresentato dalla colomba, deve essere semplice come una colomba e deve dare il bacio di pace proprio di una colomba ai fratelli, il corvo proprio nel baciare dilania. Agostino ama esprimersi per analogie, più facilmente assimilabili dai fedeli. Il riferimento ai corvi aveva come destinatari principalmente i donatisti che maltrattavano i cattolici, fino alla persecuzione. Tuttavia, Agostino invita il suo pubblico a pregare per i donatisti e a trattarli come fratelli.

Mons. Giuseppe Zenti
Vescovo emerito di Verona

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