Condiscepoli di Agostino
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La creazione dal nulla

Nel cammino della riscoperta delle Confessioni ci rimangono ancor due libri. Ci soffermeremo a raccogliere i messaggi di attualità contenuti anzitutto nel libro dodicesimo dedicato da Agostino alle riflessioni teologiche e filosofiche sulla creazione dal nulla.

Nel cammino della riscoperta delle Confessioni ci rimangono ancor due libri. Ci soffermeremo a raccogliere i messaggi di attualità contenuti anzitutto nel libro dodicesimo dedicato da Agostino alle riflessioni teologiche e filosofiche sulla creazione dal nulla.
Ma prima di inoltrarsi nella tematica specifica, come è sua caratteristica, Agostino sosta pensoso su alcune questioni preliminari. Fin dall’inizio del libro riconosce la propria inadeguatezza ad affrontare con la sua intelligenza, poco più che balbuziente, come la valuta lui stesso e con le parole sempre impari, le enormi questioni contenute nella Sacra Scrittura: “Molte cose tormentano il mio cuore, Signore, scosso in questa povertà della mia vita dalle parole della tua santa Scrittura. La povertà dell’intelligenza umana abbonda nelle parole per questo motivo, ossia perché il ricercare ha bisogno di più parole che lo scoprire, il chiedere è più lungo dell’avere risposta e la mano rimane più impegnata nel bussare che nel prendere”.
E subito sente il bisogno di confessare la grandezza di Dio manifesta nella Creazione: “Alla tua altezza confessa l’umiltà della mia lingua che Tu hai fatto il cielo e la terra, questo cielo che vedo e questa terra che calpesto, dalla quale deriva questa terra che io ho in me. Tu li hai creati”.
A questo punto, avvia alcune riflessioni sul significato della creazione dal nulla, segnalato da quel termine “abisso” che porta in sé qualcosa di misterioso: “Questa terra era invisibile e disordinata, era un profondo inconoscibile abisso sul quale non c’era luce... E dove non c’era ancora la luce, che cos’altro significa la presenza delle tenebre se non assenza di luce?... Come dove non c’è suono c’è silenzio”.
E fissa l’attenzione sul termine “materia informe, da cui poi avrebbe creato il cosmo, cioè la realtà ordinata e armoniosa. Comunque sempre opera della sua creazione e non certo una realtà, pur informe e caotica fuori di Dio: “Perché non dovrei ammettere che la materia informe che Tu hai creato priva di forma per trarre da essa la bellezza dell’universo, venga indicata agli uomini con l’espressione terra invisibile e disordinata?”.
A ben analizzare i dati biblici, precisa Agostino, anche dal punto di vista filosofico razionale, si nota che una caratteristica fondamentale di ciò che è creato sta nella sua mutabilità, cioè nella sua capacità di trasformarsi in altre forme. Solo Dio è immutabile perché è Assoluto. Tutto ciò invece che non è Dio, eppur è esistente, nella sua mutabilità rimanda a Colui che, immutabile, l’ha posta in essere: “È la mutabilità stessa delle cose che sono mutabili che è capace di ricevere tutte le forme nelle quali le cose mutabili si mutano”.
Fatte queste premesse, Agostino individua Colui che sta all’origine della creazione della materia ancora informe: il Verbo di Dio che è la Sapienza del Padre. Lui è il Principio, cioè la Causa originante, della materia creata dal nulla: “Signore, Tu che non sei ora in un modo ora in un altro ma sei sempre il medesimo, nel Principio che è da Te, nella Tua Sapienza, che è nata dalla tua Sostanza, hai fatto qualche cosa e per di più dal nulla. Hai fatto il cielo e la terra, ma non da Te, altrimenti sarebbero uguali al tuo Unigenito e quindi uguali a Te... C’eri Tu e il nulla e da questo nulla hai fatto il cielo e la terra”.

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