Condiscepoli di Agostino
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La coscienza di abitare una casa comune

Nell’intento di focalizzare “alcune linee di orientamento e di azione” in vista di una nuova ecologia, di fronte all’evidente e troppo vasto degrado ambientale, papa Francesco ricorda la “necessità di un cambio di rotta” (Ls 163), maturato con la condivisione di “grandi percorsi di dialogo” (ivi), sempre fiducioso nelle predisposizioni e alla sensibilità di quanti hanno in mano le redini dei governi.

Nell’intento di focalizzare “alcune linee di orientamento e di azione” in vista di una nuova ecologia, di fronte all’evidente e troppo vasto degrado ambientale, papa Francesco ricorda la “necessità di un cambio di rotta” (Ls 163), maturato con la condivisione di “grandi percorsi di dialogo” (ivi), sempre fiducioso nelle predisposizioni e alla sensibilità di quanti hanno in mano le redini dei governi. Si appella ad un dato interessante: da metà del secolo scorso è in crescita la coscienza popolare del “pianeta come patria e l’umanità come popolo che abita una casa comune” (Ls 164). Ciò presuppone che “le soluzioni siano proposte a partire da una prospettiva globale e non solo in difesa degli interessi di alcuni paesi” (ivi). A questo punto l’Enciclica enuncia un principio di fondo, un aforisma, che nasce dalla coscienza della interdipendenza: “Un solo mondo, un progetto comune” (ivi). Proprio perché l’umanità è stata posta dai capi di stato e dalla stessa cultura sulla via della globalizzazione, di fronte all’unificazione, in gran parte imposta, sta la necessità di dare indirizzi entro l’ambito di un medesimo progetto che tenga conto adeguato delle diversità e che faccia superare le cause delle possibili conflittualità. Il Papa va al concreto: “Si rende indispensabile un consenso mondiale che porti, ad esempio, a programmare un’agricoltura sostenibile e diversificata, a sviluppare forme rinnovabili e poco inquinanti di energia, a incentivare una maggiore efficienza energetica, a promuovere una gestione più adeguata delle risorse forestali e marine, ad assicurare a tutti l’accesso all’acqua potabile” (ivi).
Come è noto, il Papa ogni tanto si permette qualche affondo che mette a nudo gli atteggiamenti, segnati da irresponsabilità, dei capi di stato. Così, ad esempio, osa affermare: “La politica e l’industria rispondono con lentezza, lontane dall’essere all’altezza delle sfide mondiali” (Ls 165). E rincara il peso del suo affondo: “L’umanità del periodo post industriale sarà forse ricordata come una delle più irresponsabili della storia” (ivi), auspicando un cambio di rotta nel segno della responsabilità, anche se, ancora una volta, si è costretti a constatare una insufficiente determinazione da parte dei “Vertici mondiali” a risolvere le problematiche alla radice.
È pur vero che le dichiarazioni di un certo spessore non sono mancate, come quelle espresse al vertice di Rio de Janeiro: “Gli esseri umani sono al centro delle preoccupazioni relative allo sviluppo sostenibile” (Ls 167), o quelle sancite a Stoccolma sulla “cooperazione internazionale per la cura dell’ecosistema di tutta la terra” (ivi). Ma l’Enciclica, sulla scorta dei citati documenti, incalza nel mettere in guardia dall’impatto ambientale di ogni opera o progetto umani, e ricorda “l’obiettivo  di stabilizzare le concentrazioni di gas serra nell’atmosfera per invertire la tendenza al riscaldamento globale” (ivi). Segue un ulteriore affondo alquanto critico sul senso di irresponsabilità nei fatti: “Gli accordi hanno avuto un basso livello di attuazione perché non si sono stabiliti adeguati meccanismi di controllo, di verifica periodica e di sanzione delle inadempienze” (ivi). Anzi, l’Enciclica sgrana una serie di accuse, a cominciare da una certa noncuranza nei confronti della “diversità biologica e la desertificazione” (Ls 169), a causa “delle posizioni dei Paesi che privilegiano i propri interessi nazionali rispetto al bene comune globale” (ivi). Ha il coraggio di smascherare il sistema di inganni, ad esempio per internazionalizzare i costi ambientali, compiendo ovviamente una nuova ingiustizia (cfr Ls 170), o “la strategia di compravendita di crediti di emissione” (Ls 171).

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