Commento al Vangelo domenicale
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Seguire Gesù richiede la conversione del cuore

Marco 1,14-20

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il Vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.

Parole chiave: Michele Righetti (50), Vita Ecclesiale (1), Vangelo (420)

Girando per la nostra città di Verona, non posso non ringraziare il Signore per la bellezza del creato, per le meraviglie che l’uomo, con le sue capacità è riuscito nel tempo a realizzare e ancora oggi compie. Lo stesso sentimento di lode esplode nel mio cuore quando mi trovo sulla cima di qualche montagna a contemplare la magnificenza della natura, la meraviglia della montagna espressione inequivocabile di un Dio creatore. Come non credere alla presenza di Dio nel mondo, come non essere convinti che una regia divina sia l’artefice di tanta bellezza, intelligenza, costanza e creatività? Il regno di Dio è qui in mezzo a noi, al nostro vivere quotidiano e al nostro bisogno di spiritualità; è dentro alla necessità di ciascuno di noi di fare esperienze profonde, che riempiano il cuore e donino speranza. Il Signore passa tutti i giorni sulle strade della nostra città, tra le scrivanie dei nostri uffici, in mezzo ai dispositivi delle nostre fabbriche. Credere al Vangelo significa riuscire a cogliere la Sua presenza, significa costruire spazi di incontro con il Suo amore, con la sua grazia e con la sua misericordia. In particolar modo significa donare alla nostra città spazi di relazione accogliente, dove ogni persona si possa sentire parte di una comunità che vuole il bene del fratello e si impegna perché questo si realizzi. Non riesco più a pensare ad una comunità cristiana che non sa accogliere il diverso, il fragile, colui che non è conforme ai dettami stabiliti. La nostra debolezza e la fragilità possono talvolta condurci ad un conformismo legato alla soddisfazione del proprio benessere, facendoci chiudere gli occhi su tutto ciò che ci chiede di dare il meglio di noi e di “fare la nostra parte”. Fatico molto quando sento situazioni in cui si tende a relegare la persona in difficoltà ai margini, alla periferia, perché così non disturba le coscienze e si continua il cammino quotidiano di un perbenismo troppo superficiale. Il Vangelo annuncia che il regno di Dio è vicino e ci chiama a credere con coraggio. Papa Francesco ci invita con forza ad andare verso le periferie per accogliere e accompagnare al centro del nostro cuore chi vive “fuori”. Credere al Vangelo ci porta inevitabilmente ad esprimere la nostra preferenza per l’uomo che è ai margini, per chi è nella sofferenza; ci conduce a donare tutto lo spazio del nostro cuore perché chi non si sente amato possa trovare in noi, nella comunità cristiana un nido accogliente in cui scaldarsi e trovare un po’ di conforto.
“Il tempo è compiuto”, è il tempo decisivo, l’occasione da non perdere, il tempo ricco di possibilità. È il tempo in cui Cristo arriva con la sua carica di salvezza e proclama con gioia ed entusiasmo che l’intervento di Dio è qui ed ora. Egli arriva in Galilea, lontana dal mondo religioso e politico e aperta al mondo pagano. Egli arriva a realizzare la salvezza e dare la svolta definitiva alla storia dell’uomo. La chiamata dei fratelli allude all’Antico Testamento e ci invita a pensare che tutti siamo chiamati con uguale dignità. I pescatori sono mandati oltre i confini del mondo giudaico. L’annuncio di Gesù è universale: “Convertitevi”, è l’appello rivolto a tutti; ai poveri, ai ricchi, ai grandi e ai piccoli, agli italiani e agli stranieri. Ecco la raccomandazione di Gesù. Ciascuno di noi ha bisogno di fare propria questa esortazione. Gesù passa e chiama Andrea e Simone, che subito lasciano le reti; poi Giacomo e Giovanni che, nello stesso modo, si mettono alla sequela di Gesù. Seguire Gesù chiede ogni giorno la conversione del cuore. I primi apostoli da pescatori di pesci diventeranno, in questo cammino di conversione, pescatori d’uomini. Lo scenario della scoperta della vocazione non è una cornice sacra, ma lo scenario del lago e del lavoro, il quotidiano dell’uomo, lo spazio in cui il Signore ci chiama a rispondere con fede alla sua chiamata, a realizzare la nostra vocazione, a raggiungere la santità. L’iniziativa è di Gesù che va incontro ai pescatori e che, in maniera gratuita, li chiama a seguirlo. Il discepolo che segue non è mai in un cammino chiuso, ma in un itinerario aperto alla vita, all’incontro con l’amore di Dio che si traduce in amore per l’uomo. Come duemila anni fa, anche oggi il Signore va incontro a ciascuno di noi, guarda e chiama, perché Egli “ha bisogno del nostro aiuto” per costruire un mondo nuovo, con le nostre possibilità, le nostre semplici menti, fidandoci del suo amore e della sua forza salvifica. I primi discepoli erano solo dei pescatori, ma, affidandosi al Signore, sono diventati pescatori d’uomini. Solo fidandoci di Lui e affidandoci al Suo amore potremo trovare la forza e il coraggio di servire con umiltà nella vigna del Signore contribuendo in maniera efficace al Suo progetto di salvezza: “Egli vive tra i cittadini promuovendo la solidarietà, la fraternità, il desiderio di bene, di verità, di giustizia. Questa presenza non deve essere fabbricata, ma scoperta, svelata. Dio non si nasconde a quelli che lo cercano con cuore sincero, sebbene lo facciano a tentoni, in modo impreciso e diffuso” (Papa Francesco, Evangelii gaudium, n. 71).

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