Commento al Vangelo domenicale
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Lo Spirito educa alla mentalità di fede

Giovanni 15,26-27; 16,12-15

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.
Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

Lo Spirito educa alla mentalità di fede

La festa di Pentecoste non appartiene in via esclusiva al cristianesimo. Ciò è facilmente intuibile dal racconto della discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli fatto dall’evangelista Luca all’inizio del suo secondo libro, gli Atti degli Apostoli, dove scrive che i discepoli furono colmati di Spirito Santo mentre “stava compiendosi il giorno di Pentecoste”. Attesta quindi che tale festività era già presente nel giudaismo, denominata Shavuot (che significa “settimane”). Si celebrava passate sette settimane (cinquanta giorni, il numero della pienezza e del compimento) dal giorno della Pasqua. La Pentecoste era quindi considerata la festa che portava alla perfezione il ricordo della Pasqua dell’Esodo. S’invitava quindi a dare culto a Dio, offrendo le primizie dei raccolti dei campi.
La Pentecoste è una celebrazione centrale della fede cristiana. La sua collocazione è quasi al centro dell’anno liturgico. Evoca, anzi, chiama in causa un aspetto focale della fede, quello che dà pienezza al credere, ovvero la testimonianza. La Pentecoste è il Natale della Chiesa, un evento senza il quale il Natale di Cristo non sarebbe parte fondamentale della storia. Senza di essa la Pasqua di Cristo non diventerebbe annuncio carico di gioia che fa guardare al futuro con grande speranza. Insomma, non potrebbe essere “vangelo”, ovvero buona notizia resa disponibile a tutto il mondo e in ogni tempo.
Quando nel cristianesimo si parla di questo evento, il pensiero va senza difficoltà a un fatto accaduto al termine del giorno di Pentecoste, ovvero la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli, che attesta l’inizio dell’attività missionaria della Chiesa. I testi della liturgia di oggi aiutano a comprendere l’importanza di questa festa. Paolo, nella Lettera ai Galati, ribadisce che lo Spirito porta nella vita dei credenti frutti meravigliosi: “Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé”.
Nel lungo e articolato testamento di addio durante l’ultima cena, Gesù parla della missione dello Spirito Santo. Di tale testamento il Vangelo di oggi presenta la parte in cui Gesù promette lo Spirito. Questo guiderà i discepoli in futuro, illuminandoli sulla pienezza della “verità”, cioè facendo loro comprendere la Rivelazione in tutte le sue dimensioni, mostrando loro che sono giunte a compimento le Scritture e svelando il senso ultimo della storia. Si noti come, in questo annuncio da parte di Gesù dello Spirito, venga sottolineato il legame profondo che quest’ultimo ha con il Padre e il Figlio. Lo Spirito, pedagogo che spiega gli insegnamenti del Maestro, introdurrà pienamente in questo legame di amore-sorgente di vita la comunità dei discepoli.
Lo Spirito Santo, che a Pentecoste scende sulla Chiesa nascente, conduce alla verità della vita di fede. Annuncia ciò che ha udito dal Padre. Dona un senso al tempo della Chiesa e al futuro del mondo. Invita a non fermarsi esclusivamente alle tradizioni del passato e a non accomodarsi pigramente a viverle nell’oggi. Il compito dei cristiani, grazie al dono dello Spirito, è simile a quello dei profeti dell’Antico Testamento: non spetta loro di predire il futuro, ma hanno il compito di scoprire e mostrare il disegno di Dio negli avvenimenti quotidiani, nel riconoscere la sua presenza dentro la vita di tutti i giorni.
Lo Spirito aiuta il cristiano a vedere ogni cosa con occhio diverso rispetto a chi non crede, perché egli interpreta tutto partendo dalla venuta di Gesù Cristo. Sa indicare il senso cristiano della vita. Lo Spirito aiuta tutti i credenti a fare catechesi in senso lato, ovvero a far risuonare la Parola nella vita con le finalità che sono state ben espresse in un passaggio magistrale de Il rinnovamento della catechesi (1970): “Educare al pensiero di Cristo, a vedere la storia come Lui, a giudicare la vita come Lui, a scegliere e ad amare come Lui, a sperare come insegna Lui, a vivere in Lui”. Il pedagogo che può aiutare ad assumere una vera e propria “mentalità di fede” nella vita è Lui: lo Spirito Santo.

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