Cinema
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Un classico rivisitato con alcune sorprese

Dumbo
(Usa, 2019)
Regia: Tim Burton
Con: Colin Farell, Michael Keaton,
Danny DeVito, Eva Green
Durata: 112 minuti
Valutazione Cnvf: Consigliabile/famiglie

Parole chiave: Dumbo (1), Sul grande Schermo (18), Tim Burton (1), Carlo Ridolfi (19)
Un classico rivisitato con alcune sorprese

Proseguendo con la sua politica di rivisitazione in live-action dei suoi classici (quest’anno sono in arrivo anche Aladdin e Il re leone) la Disney affida a Tim Burton e alla sceneggiatura di Ehren Kruger il rifacimento di Dumbo.
Curioso, il destino nella Disney di Tim Burton: ci lavorava da giovane, venne licenziato dopo aver prodotto un paio di cortometraggi ritenuti troppo inquietanti per il pubblico infantile, è stato richiamato qualche anno fa dopo esser diventato uno dei principali autori del cinema fantastico internazionale.
Altrettanto curiosa l’origine produttiva del Dumbo originale. Fantasia, il capolavoro disneyano che animò alcune celebri partiture di musica classica, era stato un fiasco commerciale. La casa di produzione mise quindi sul mercato cinematografico una doppia programmazione che comprendeva la storia dell’elefantino volante e quella di una balena canterina. La seconda non ha lasciato molte tracce. L’elefantino è diventato famosissimo.
Burton e Kruger mantengono la vicenda collocata nel 1919, nell’America rurale appena tornata alla vita quotidiana dopo la partecipazione alla Prima Guerra mondiale, che ha lasciato tracce nell’animo e nel fisico di Holt Farrier (Colin Farell), un ex acrobata che ha perso un braccio nella battaglia della Somme e che deve accudire i due figlioletti rimasti nel frattempo orfani di madre. Lavorano per il circo di Max Medici (Danny DeVito, in una delle sue più belle interpretazioni di sempre) ed è lì che una elefantessa dà alla luce uno strano cucciolo, timidissimo e impacciato, quasi al limite dell’autismo.
Tim Burton ha sempre amato i freaks, gli esseri strani, gli emarginati, i posti ai margini di una società che al massimo li può considerare, appunto, come fenomeni da baraccone. Ecco quindi che la storia dell’elefantino che scoprirà di essere in grado di volare diventa occasione per descrivere un mondo avido – rappresentato dall’imprenditore V.A. Vandevere (Michael Keaton) – che vorrebbe trarre profitto da qualsiasi situazione, anche la più struggente e delicata. E, allo stesso tempo, un mondo nel quale la solidarietà dei reietti diventerà occasione di riscatto e riequilibrio dell’armonia naturale, con un finale ecologista forse un po’ tirato via ma coerente col resto della storia.
La splendida partitura di Danny Elfman, che si apre con un tema di arrivo del treno difficile da dimenticare, accompagna le sequenze di un film che, come il suo protagonista, ha difficoltà iniziali di decollo e leggerezza ma che, una volta lanciato in aria, riserva non poche sorprese piacevoli.

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