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Tema serio, film leggero, esito modesto

Contromano
(Italia, 2017)
Regia: Antonio Albanese
Con: Antonio Albanese, Alex Fondja, Aude Legastelois, Daniela Piperno
Durata: 102’
Valutazione Cnvf: consigliabile/problematico/dibattiti

Parole chiave: Contromano (1), Film (108), Cinema (103), Recensione (25), Carlo Ridolfi (19)
Tema serio, film leggero, esito modesto

È possibile trattare con leggerezza e ironia un tema serio e grave come quello dei migranti?
Forse sì, ma non è questo il caso.
Ci ha provato Antonio Albanese, coadiuvato alla sceneggiatura da Stefano Bises e Andrea Salerno e Marco D’Ambrosio, in arte Makkox, che sono gli storici collaboratori di Diego “Zoro” Bianchi, conduttore prima di Gazebo in Rai e ora di Propaganda Live su La7, ma il risultato è appena sufficiente.
Albanese è Mario Cavallaro, negoziante milanese che vende calze pregiate ed ha una vita scandita da ritmi e gesti sempre uguali. Fino a quando, proprio davanti alla sua bottega, comincia a smerciare gli stessi prodotti il giovane senegalese Oba (Alex Fondja), che ovviamente sottrare clientela e interesse.
In una recente intervista a la Repubblica il teologo e biblista Alberto Maggi racconta che in gioventù, fra molti mestieri fatti prima di entrare in seminario, ha avuto anche modo di lavorare in una fabbrichetta di calze. Erano sempre le stesse calze, ma cambiavano le confezioni e il prezzo.
Se Albanese e i suoi sceneggiatori avessero letto prima questa intervista, forse avrebbero cambiato qualcosa in una trama che si trascina stancamente senza particolari voli né di fantasia né, e questo è peggio per un film che vorrebbe essere una commedia, di divertimento.
Il Cavallaro, come direbbero a Milano, decide infatti di rapire il concorrente e riportarlo in Senegal. Naturalmente le complicazioni non mancano, a partire dall’apparizione di Dalida (Aude Legastelois), sorella di Oba, che dev’essere per forza aggregata alla forzata spedizione.
Ne consegue un prevedibilmente inevitabile innamoramento del protagonista, con tutte le varianti del caso.
È come se Albanese e i coautori fossero partiti avendo in mente di fare un road-movie con modelli americani o francesi e fosse invece uscita loro dalle mani una copia, neanche ben riuscita, di sequenze di film della buona commedia all’italiana (da Riusciranno i nostri eroi..., 1968 di Ettore Scola a In viaggio con Anita, 1979 di Mario Monicelli), però senza la stessa efficace impertinenza. Peccato, perché poteva essere l’occasione per fare critica sociale, soprattutto contro gli insopportabili luoghi comuni sugli extracomunitari che si sentono quotidianamente per strada e in televisione, portandola sulle ali della risata intelligente.
Si resta quindi in attesa di qualche spunto originale che non arriva mai e il viaggio che lo spettatore fa assieme ai personaggi della vicenda risulta faticoso e con qualche eccesso di pesantezza che in questi casi stona proprio.

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