Cinema
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Muccino deve ancora diventare grande

Padri e figlie
(Usa, 2015)
regia: Gabriele Muccino
con: Russell Crowe, Amanda Seyfried, Aaron Paul, Diane Kruger
durata: 116 min.
Valutazione Cnvf: consigliabile/poetico

Parole chiave: Sul Grande Schermo (18), Carlo Rifoldi (1), Muccino (1), Padri e Figlie (1), Cinema (99)
Muccino deve ancora diventare grande

Gabriele Muccino è un po’ il grande incompiuto del cinema italiano contemporaneo. Pochi come lui, non solo nel nostro panorama produttivo, sanno padroneggiare la macchina cinema e i suoi aspetti tecnico-linguistici: dai movimenti di macchina al montaggio, dalla fotografia all’uso della colonna sonora.
Eppure tanta sapienza tecnica ha raramente trovato espressione artistica, forse perché l’io evidentemente ipertrofico del regista ha sempre prevalso, facendo credere a Muccino stesso, prima di tutti gli altri, di essere il migliore senza necessità di prove a sostegno. Se fossimo nel calcio, per spiegarci, Muccino è un po’ come Mourinho, che di questi tempi non pare peraltro avere grandi fortune con il suo Chelsea.
Certamente l’ultimo film del regista romano, ormai di produzione americana come da molti anni, non è da zona retrocessione come la squadra allenata dal bravo e molto presuntuoso allenatore portoghese. Però non potrebbe neanche ambire a zone alte del tabellone. Diciamo che siamo di fronte a un buon prodotto medio, da centro classifica, come però ormai se ne vedono tutte le sere in moltissime serie televisive.
Qui si racconta di Jake Davis (Russell Crowe), scrittore di successo arrivato al premio Pulitzer, che nel 1989 perde la moglie per un incidente d’auto. Rimasto solo con la piccola figlia Katie, l’uomo non regge la prova e finisce a dover chiedere aiuto di tipo psichiatrico. Venticinque anni più tardi, Katie è diventata adulta (Amanda Sayfried) e si è professionalmente affermata come assistente sociale, mentre la sua vita privata è una specie di catastrofe permanente, causata principalmente dalla paura di stringere legami troppo forti che possano essere delusi.
Lavorando sulla sceneggiatura certamente non di ferro di Brad Desch, Muccino riesce comunque a rendere credibile l’intreccio delle vite dei due protagonisti e delle persone che con loro vengono a contatto, tenendo con buon ritmo quello che è un melodramma giocato su salti temporali ben governati e che non appesantiscono il racconto.
Gli interpreti sono di ottimo livello e ben diretti. La confezione di grande professionalità. È proprio la storia che risulta anche troppo nota, con soluzioni e presunti colpi di scena un po’ troppo prevedibili. Forse per Gabriele Muccino arriverà il film che lo consacrerà come un grande autore. Ma, nonostante molti aspetti positivi, quel film non è questo.

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