Loach ritorna a raccontare l'Irlanda
(Gran Bretagna/Irlanda/Francia, 2014)
regia: Ken Loach
con: Barry Ward, Simone Kirby, Jim Norton, Andrew Scott
durata: 109 min.
Giudizio Cnvf: consigliabile/problematico/dibattiti
Ken Loach, regista dalla filmografia ricca e sempre di ottimo livello, arrivato ormai alla bella età di quasi ottant’anni non smette di avere buone idee e realizzare film sempre meritevoli di essere visti quanto prima.
Con questa sua nuova opera – «Sarà l’ultima», aveva dichiarato, ma per fortuna sembra aver già cambiato idea – torna nell’Irlanda degli anni Venti e Trenta che già aveva visitato con Il vento accarezza l’erba (2006). Là il tono era accorato e drammatico, qui è più leggero e quasi divertito, senza però che si scada mai né nella leziosità melodrammatica né nell’insulsaggine di tante storielline contemporanee.
Il protagonista è un personaggio storico: James Gralton, leader politico irlandese fuoriuscito negli Stati Uniti e che una volta tornato nel suo Paese di origine, dopo dieci anni di forzata lontananza, torna a dedicarsi sia all’attività militante che all’azione culturale e sociale.
Nel piccolo villaggio in cui vive, infatti, Jimmy si dedicherà a realizzare un centro di ritrovo nel quale donne, uomini e bambini potranno trovare sia istruzione che attività sportive che intrattenimento. Musica e danza sono parte della cultura e della vita di ogni comunità umana e, com’è noto, nel caso della popolazione irlandese rappresentano una delle espressioni universalmente riconosciute di identità e di radicamento.
Troverà ben presto sia grande sostegno sia accanita opposizione da parte di settori della chiesa locale che mal sopportano certe licenze nei costumi considerate estranee alla morale comune (ma Loach e Paul Laverty, che da anni lo affianca come sceneggiatore, non dimenticano che il cattolicesimo irlandese è sempre stato la punta avanzata di quella società).
Il cinema di Loach potrebbe essere definito “didascalico”, se questo termine non assumesse spesso una connotazione troppo negativa. C’è certamente un’ansia pedagogica, che tuttavia sta alla perfezione nelle pieghe di costruzioni filmiche e narrative impeccabili, che lo porta a raccontare storie di forte contenuto valoriale (si prenda l’occasione, ad esempio, per rivedere il magnifico documentario Lo spirito del ’45 sulla Gran Bretagna del dopoguerra, ora disponibile anche in dvd). Sempre ben aiutato da ottimi interpreti, con quelle facce credibilissime da persone comuni che hanno molti attori inglesi, Loach ci regala un’altra piccola perla di una lunga collana d’autore.