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Sopra e sotto il ponte di Veja l’uomo vive e cammina da millenni

Un angolo di Lessinia che offre percorsi e paesaggi unici nel loro genere

Parole chiave: Vajo (3), Lessinia (31), Ponte di Veja (2), Sant'Anna d'Alfaedo (2)
Sopra e sotto il ponte di Veja l’uomo vive e cammina da millenni

Un museo a cielo aperto sempre meraviglioso da riscoprire. Torniamo al ponte di Veja, il più importante monumento geologico della Lessinia. Ma con una variante: invece di parcheggiare a Sant’Anna d’Alfaedo, lo raggiungiamo facendo un percorso più avventuroso e suggestivo partendo dalla Valpantena, e risalendo il fondovalle del vajo della Marciora, fino a incrociare il famoso ponte del Basasenoci: nome che parla chiaro rispetto alla pendenza del percorso in questo tratto.

Si prende dunque la strada provinciale 6 che da Borgo Venezia porta a nord e, una volta raggiunto il bivio di Stallavena (quando procedendo a destra si raggiunge Cerro) noi teniamo la sinistra, attraversiamo Lugo e seguiamo le indicazioni per Sant’Anna d’Alfaedo. Dopo circa un chilometro si troverà uno slargo che indica il passaggio del sentiero europeo E5.

Lo superiamo, dopo aver lasciato l’auto nei pressi del cartello o negli spiazzi lungo la strada. E troveremo, sulla sinistra, l’entrata stretta di un sentiero nel bosco che scende verso il vajo di Veja.

Proprio in quel punto è indicato il percorso che conduce al ponte. Il primo tratto è piuttosto stretto e bisogna camminare in fila indiana e con prudenza, visto che la staccionata in alcuni punti è rovinata, ma si prosegue comunque agevolmente. Una volta raggiunto il punto più basso del vajo, si apre un panorama mozzafiato, con le cascate e la roccia modellata dall’acqua circondate da una fittissima vegetazione.

Proseguiamo allora in salita, risalendo la montagna e fiancheggiando le cascate. Troveremo le indicazioni del sentiero 13/E e pure, costantemente e ben visibile, la segnaletica bianca e rossa del Cai. Si arriva così al ponte di Veja, che ammireremo dal basso in tutta la sua imponenza; passandoci sotto raggiungiamo il punto di ristoro con tavoli e panchine, vicino alla trattoria. Troveremo qui anche le tracce di un sito archeologico, come ci suggeriscono i diversi cartelli posizionati ai margini del sentiero.

Scopriamo così che il luogo è stato frequentato nel periodo precedente l’ultima glaciazione da abili lavoratori di selce, uomini preistorici che ebbero contatti commerciali addirittura fino al mar Baltico e alla via dell’Ambra. E le loro dimore e rifugi erano proprio i numerosi anfratti rocciosi, grotte, ripari che circondano il ponte, spettacolare traccia del crollo della volta di una grande cavità di origine carsica. Il crollo ha lasciato intatta quindi la bocca del covolo, che un tempo serviva anche come strada e veniva percorso da carri agricoli.

La sua bellezza ha ispirato, a quanto pare, perfino Dante per immaginare l’Inferno; e Andrea Mantegna lo scelse come sfondo nell’affresco della Camera degli Sposi a Mantova. Un altro cartello ci ricorda anche l’importanza dell’ocra, “il vivo colore della Preistoria”, come viene da sempre definito, utilizzato per i graffiti su pietra ma anche per la pittura su tela e per la decorazione delle case rurali in tutto il territorio circostante: questa terra colorante gialla che si trovava tra le rocce assume diverse tonalità di rosso, fino al violetto, a contatto con il fuoco.

Per il ritorno scegliamo un percorso alternativo. Si cammina sopra il ponte naturale e si troveranno e indicazioni per un sentiero, inizialmente fiancheggiato da un bel prato e poi di nuovo nel bosco. In questo tratto troveremo i tipici alberi della zona pedemontana, come il castagno, il ciliegio selvatico, la quercia di rovere.

Scendendo fino al fondo del vajo, a quel punto abbiamo due possibilità: si può risalire sempre sul sentiero, fino a immettersi di nuovo sulla strada asfaltata che ci porterà alla nostra auto. Oppure possiamo camminare lungo il greto del torrente. Per questa seconda ipotesi è importante valutare le condizioni climatiche: le rocce sono levigate e con l’umidità potrebbero diventare pericolosamente scivolose. Se invece la giornata è soleggiata e non ci sono state piogge nei giorni precedenti, vale la pena fare questo tratto: si potranno ammirare piccoli laghetti naturali, fiori e splendidi scorci sul bosco e le stratificazioni rocciose.

La passeggiata richiede sicuramente scarpe robuste e un certo allenamento, anche per il nostro cane: il tratto che risale costeggiando la cascata è piuttosto ripido. Ma non ci sono particolari difficoltà e lo dimostra il gran numero di famiglie che sceglie questo percorso per una bella escursione da fare con calma, sicuramente con una macchina fotografica a portata di mano. Le racchette da nordic-walking facilitano certamente la risalita.

Silvia Allegri

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