Correte al monte a spogliarvi lo scoglio
Dante e Virgilio sulla spiaggia del monte del Purgatorio sperimentano la bellezza dei raggi del sole nascente. Mentre i due si trovano smarriti sul percorso da prendere per salire sulla montagna, ecco arrivare un angelo nocchiero con una barca che sembrava volare sulle acque, grazie alle vele delle sue ali...

Dante e Virgilio sulla spiaggia del monte del Purgatorio sperimentano la bellezza dei raggi del sole nascente. Mentre i due si trovano smarriti sul percorso da prendere per salire sulla montagna, ecco arrivare un angelo nocchiero con una barca che sembrava volare sulle acque, grazie alle vele delle sue ali. Dalla barca si gettarono sulla spiaggia più di cento spiriti caricati alla foce del Tevere per essere trasportati alla destinazione del Purgatorio. E tutti cantavano “In exitu Israel de Aegypto” (Nell’uscita di Israele dall’Egitto), evocando l’uscita degli Ebrei dalla schiavitù dell’Egitto, indirizzati verso la Terra promessa, come una sorta di prefigurazione della liberazione definitiva dalla schiavitù del peccato, grazie alla purificazione consentita dall’esperienza del Purgatorio. Una di queste anime riconosce Dante. Si precipita ad abbracciarlo. Ed esce in quella esclamazione carica di affetto, da amico sincero: “O Casella!”. Casella spiega il fatto che finalmente, a motivo del Giubileo, l’angelo nocchiero si decise di prendere anche lui nella sua barca, alle foci del Tevere. Casella, che aveva musicato varie sue composizioni poetiche, ammirava assai Dante. E per confidargli la sua ammirazione, gli fa risuonare il primo verso di una sua canzone: “Amor che ne la mente mi ragiona”: verso che commuove Dante. Le anime si erano tutte fermate a contemplare quella scena elegiaca. Ma sopraggiunge Catone a spronare quegli spiriti lenti e negligenti: “Correte al monte a spogliarvi lo scoglio”. Ne segue un fuggi fuggi, come uno stormo di colombi che stanno pascendosi di frumento, all’apparir di un rapace.
Questo è davvero un canto da Anno giubilare. Casella lo ricorda e lo riconosce propizio per un cammino di conversione, proprio in conformità al canto dei più dei cento avviati verso il monte della purificazione: “Quando Israele uscì dall’Egitto”. L’Anno giubilare ha la funzione di far uscire l’uomo dalla condizione di schiavitù del suo Egitto: le radici malefiche dei vizi capitali, al fine di avere l’animo disposto ad essere abitato esclusivamente da Dio, che, nel suo essere Amore, è il vero Paradiso.
Mons. Giuseppe Zenti
Vescovo emerito di Verona
Non sei abilitato all'invio del commento.
Effettua il Login per poter inviare un commento