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Covoli e sfingi di pietra ma la chicca è il museo

Un’escursione in montagna fa bene a tutti ed è un autentico regalo per il vostro quattrozampe. Sul territorio veronese l’offerta è davvero vasta e per tutti i gusti. Se si vuole trascorrere qualche ora ad alta quota e al tempo stesso scoprire o riscoprire una fetta di storia del nostro pianeta, merita senz’altro una visita Camposilvano, frazione di Velo Veronese, che con il suo museo e il famoso Covolo rappresenta un autentico scrigno di bellezze naturali e di cultura nel cuore della Lessinia.

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Covoli e sfingi di pietra ma la chicca è il museo

Un’escursione in montagna fa bene a tutti ed è un autentico regalo per il vostro quattrozampe. Sul territorio veronese l’offerta è davvero vasta e per tutti i gusti. Se si vuole trascorrere qualche ora ad alta quota e al tempo stesso scoprire o riscoprire una fetta di storia del nostro pianeta, merita senz’altro una visita Camposilvano, frazione di Velo Veronese, che con il suo museo e il famoso Covolo rappresenta un autentico scrigno di bellezze naturali e di cultura nel cuore della Lessinia. Si raggiunge dalla Valle d’Illasi o di Mezzane, ma anche da Montorio o da Roverè via val Squaranto. Arrivati a Velo Veronese, si procede per circa 2,5 km e, giunti al cartello che indica Camposilvano, si gira a destra, per parcheggiare l’auto e iniziare la passeggiata.
La zona di Velo, limitrofa alla più famosa Bolca, ha attirato già nei secoli scorsi l’attenzione di diversi studiosi di geologia e paleontologia e il Museo Geopaleontologico di Camposilvano offre ai visitatori la possibilità di ripercorrere i segreti della Terra e la sua evoluzione attraverso una ricchissima collezione di fossili. Si tratta di un museo particolarmente legato al territorio e che viene tuttora considerato una creatura di Attilio Benetti, leggendario abitante della Lessinia, scomparso due anni fa. Benetti era un appassionato di montagna e grandissimo studioso e ricercatore che ha dato vita a una collezione di fossili che è poi diventata museo, nato ufficialmente nel 1975 e tuttora punto di riferimento internazionale per il mondo scientifico. E a Benetti, che intratteneva corrispondenze e condivideva scoperte con i massimi studiosi, il mondo della geopaleontologia ha anche dedicato alcune scoperte, come il brachiopode Benetticeras Benettii e l’ammonite Lessinorhynchia Benettii.
La nuova sede museale è stata inaugurata nel 1999 e la suggestione comincia prima ancora di entrare, di fronte all’impressionante resto di squalo, con le sue vertebre e  suoi denti impressi in una gigantesca lastra di pietra. Nelle vetrine sono conservati principalmente campioni provenienti dai Lessini e anche alcuni campioni non locali, esposti allo scopo di rendere più agevole e comprensibile al visitatore il viaggio all’interno della paleontologia e del tempo geologico. Quarzi, ammoniti, foglie, resti di pesci e insetti, lo scheletro di un orso delle Caverne accompagnano dunque in un viaggio attraverso centinaia di migliaia di anni.
Il museo è una meta molto amata dagli appassionati di storia e di geologia, ma anche dai bambini che vengono spesso in gita con le loro scuole. A fare da guida attraverso il Museo la signora Marta, che riserva una bella sorpresa anche per i visitatori accompagnati dal proprio cane: ci dice infatti che il museo è aperto anche ai quattrozampe: un’occasione più unica che rara. Ovviamente, ed è una condizione indispensabile, i padroni devono avere l’accortezza di vigilare costantemente sul proprio cane, che deve muoversi tra le vetrine con discrezione e senza sporcare.
Per visitare il museo, che nel periodo invernale è aperto solo nei fine settimana, si può telefonare allo 045.6516005: in questo modo è possibile organizzare una visita guidata anche in altri giorni.
Il biglietto per il museo consente poi di visitare il Covolo, che si raggiunge a piedi, passando da un piccolo cancello dietro l’edificio museale. Il viaggio nella storia procede così all’aria aperta, e nel raggiungere questo luogo incantato, un autentico monumento naturale, non si può non pensare di nuovo ad Attilio Benetti, che amava ripetere come il bosco, le pietre, gli animali fossero stati la sua vera scuola.
Quest’ampia cavità rappresenta un suggestivo esempio del carsismo, che interessa tutta la Lessinia. La voragine creta da una serie di crolli ha una forma ellissoidale, con una profondità di 70 metri, mentre l’imboccatura si apre a circa quaranta metri al di sotto della superficie epigea. La grotta è interessante anche per i fenomeni meteorologici che vi hanno luogo: è già capitato di vedere pioggia e ghiaccio anche durante l’estate, a causa dell’inversione termica che produce nubi e umidità. Inoltre il pavimento di ghiaccio che si forma durante l’inverno, permane fino all’estate e per questo gli abitanti in passato hanno spesso utilizzato tale cavità come frigorifero naturale. Secondo un’antica tradizione, Dante avrebbe preso ispirazione proprio da questo luogo per descrivere il suo Inferno, e il Covolo compare spesso nelle leggende della montagna come dimora e rifugio di creature fatate.
L’accesso al Covolo è facilitato da un sentiero che scende fino ad affacciarsi su ciò che rimane dell’antica grotta. Tuttora, come vuole la tradizione, ogni anno viene celebrata una Messa natalizia, e in passato il Covolo ha ospitato anche alcuni eventi culturali.
Una volta tornati indietro, per chi avesse ancora voglia di camminare c’è la possibilità di inoltrarsi lungo il sentiero, arrivando dopo circa 500 metri a uno splendido borgo di poche case, magico e silenzioso. Proseguendo, si arriva alla Valle delle Sfingi: in un paesaggio alpestre si può osservare così come il lavoro degli agenti atmosferici e del modellamento dei versanti abbia contribuito a creare una serie di monoliti che molto spesso assumono la forma ‘a fungo’, il cui cappello è costituito dalla formazione del Rosso Ammonitico e poggia su un tipo di roccia più erodibile. La valle è cosparsa di questi funghi di roccia di una certa dimensione che ricordano le sfingi egizie, da cui ha preso il nome.
Un consiglio: meglio attrezzarsi di scarpe da trekking, per affrontare con piede stabile le zone in ombra, spesso umide e scivolose. E preparare una coperta o un panno per asciugare le zampe del nostro compagno di viaggio, che troverà ampi spazi per correre e divertirsi tra i profumi del bosco e dei prati.

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