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La storia di un sommelier della vita

Monica Sommacampagna
L’uomo senza etichetta
Edizioni Olio Officina,
Milano 2015
pagg. 269 - 18 euro

Parole chiave: L'uomo senza etichetta (1)
La storia di un sommelier della vita

“Che lo volesse o no gli odori rappresentavano per lui una trama sottile che univa tutto...”. Giacomo Botter è dotato di un talento a dir poco singolare, non soltanto come cameriere dell’albergo Grand Hotel Miraval: ha la capacità, innata, di saper raccogliere i profumi per associarli a volti di persone, luoghi della memoria, emozioni vissute. Profumi, in particolare di nettari quali l’Amarone oppure il Cannonau e di pietanze a essi abbinati, che quasi sembrano affiorare dalla carta sfogliando le pagine del libro L’uomo senza etichetta: opera prima della giornalista veronese, impegnata nel settore dell’enogastronomia, Monica Sommacampagna.
Il romanzo, sia per la struttura che per il contenuto, si può definire “polisensoriale”: la narrazione alterna infatti descrizioni più tecniche di degustazioni enogastronomiche a intrecci di vita, sullo sfondo di una Valpolicella di quasi mezzo secolo fa, tra filari di vigne rigogliose e cantine in rapida ascesa. È proprio qui che il protagonista si avvicina, ancora giovanissimo, all’universo del vino. E se ne innamora, perdutamente. Conosce, grazie allo zio, la vera arte del degustare: gesto che diviene occasione per raggiungere nuove mete, un sorso dopo l’altro racchiuso in un bicchiere. Del vino approfondisce dunque i segreti. Poi, dal Veronese approda alla Sardegna, dove si perfeziona sotto la guida del critico enologico Carlo Mattirana, fino a diventare raffinato sommelier dal naso sopraffino. Non esclusivamente un tecnico della degustazione, intenditore di bianchi e di rossi pregiati, ma qualcosa di più: appunto, un uomo senza etichetta. Ancor meglio: un sommelier della vita, e nel suo percorso di riscoperta interiore avrà un ruolo-chiave l’incontro con Augusta, donna che ha il profumo del pan brioche.
Del resto le etichette sono spesso fatte... per essere tolte. Non è semplice certo, ma ne vale la pena, pare voler consigliare al lettore lo svolgersi della vicenda di Giacomo Botter. Come a dire che bisogna avere il coraggio di affrontare le sconfitte, senza perdere mai di vista l’obiettivo del cambiamento, sebbene ciò richieda molto tempo e parecchio impegno; non c’è da temere di superare gli ostacoli che la quotidianità mette davanti, per ambire alla felicità e alla realizzazione, personale e professionale. Per questo il libro può piacere all’appassionato di enologia e a chi non lo è affatto, ma desidera comunque immergersi in una atmosfera impregnata di profumi, sapori, colori. Meglio ancora tenendo, a portata di mano, un calice di buon vino.

La storia di un sommelier della vita
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