Il Fatto di Bruno Fasani
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Non sarà del tutto un buon segno, ma ora si torna a parlare di naja

La notizia non è di quelle che interessi più di tanto alla cronaca. Della serie, chissenefrega della naja! Solo qualche giornale ne ha parlato e così di sfuggita, da non sembrare neppure notizia degna di nota.

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La notizia non è di quelle che interessi più di tanto alla cronaca. Della serie, chissenefrega della naja! Solo qualche giornale ne ha parlato e così di sfuggita, da non sembrare neppure notizia degna di nota.
La Nato, qualche tempo fa ha messo all’ordine del giorno l’ipotesi di reintrodurre il servizio militare obbligatorio in tutti i Paesi membri. Sulla stessa lunghezza d’onda, ma giocando d’anticipo, si sono espresse Francia e Germania. Mentre la Svezia, paradiso del socialismo reale e del benessere garantito dallo Stato, è passata subito ai fatti, disponendo che dal primo gennaio 2018 esso sarà obbligatorio per tutti i giovani svedesi.
Brutto segno, cari amici. Tutte le anime belle, convinte che il mondo avrebbe continuato a camminare su prati in fiore da mettere nella bocca dei cannoni, dovranno ricredersi, come risvegliati da un bel sogno che durava da lungo tempo. Un sogno iniziato a partire dagli anni ’70.
L’Europa usciva allora da un boom economico che le aveva fatto toccare con mano i vantaggi del vivere in tempi di pace. Mai più la guerra, mai più la guerra. Queste parole accorate Paolo VI le aveva gridate nel suo intervento all’Onu. Il mondo ebbe l’impressione di aver capito la lezione e tutti si illusero che il futuro che stava davanti sarebbe stato un mondo in discesa segnato dal benessere e dalla tranquillità.
Fu a partire da questa sensibilità nuova che gli Stati decisero di abolire il servizio militare obbligatorio. Per la difesa servivano pochi professionisti ben addestrati, almeno così si pensava, ma per il resto fu un rompete le righe, che portò la società a credere che un anno di naja era soltanto tempo perso.
I sogni non costano nulla, poi, però, sappiamo come vanno le cose a questo mondo. Gli uomini hanno la memoria corta e, in men che non si dica, ti mettono in piedi una guerra, giusto per sentirsi vivi e per passare all’incasso col commercio delle armi.
L’Europa sta vivendo uno dei momenti più cruciali, a partire dall’ultima guerra che l’ha insanguinata. E non è soltanto per via di una crisi economica che sembra avere i toni di una epidemia senza fine. A lacerarla è l’insicurezza derivante da un terrorismo di situazione, che colpisce indistintamente dove capita, senza ignorare l’insicurezza dovuta ad una delinquenza crescente, che non sembra trovare risposta in una legislazione adeguata e nella certezza della pena per chi delinque. Paesi e città diventati improvvisamente insicuri, mentre la paura della gente crea barriere di isolamento e di diffidenza. E che dire delle tante problematiche sociali legate all’incremento incontrollato dell’immigrazione, o di una Turchia guidata da un tiranno che fa temere per il futuro prossimo? Sarebbe proprio fuori luogo pensare ad un servizio di utilità sociale fatto dai nostri giovani, magari anche solo per aiutarli a crescere con qualche regola e responsabilità?

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