Il Fatto di Bruno Fasani
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Gli scenari del terrore e le cattive soluzioni

La drammatica esecuzione di 49 giovani, avvenuta ad Orlando nei giorni scorsi, va ad aggiungersi ai grani di un rosario interminabile di delitti perpetrati in nome dell’ideologia perversa e fanatica dell’Isis. Mentre tanti ragazzi cadevano sotto i colpi di un pazzo esaltato, a Parigi un altro fanatico, dopo aver ammazzato un poliziotto, entrava nella sua abitazione per uccidere la moglie, davanti alla loro bambina di tre anni...

Parole chiave: Orlando (1), Il Fatto (417), mons. Bruno Fasani (19), Isis (2)

La drammatica esecuzione di 49 giovani, avvenuta ad Orlando nei giorni scorsi, va ad aggiungersi ai grani di un rosario interminabile di delitti perpetrati in nome dell’ideologia perversa e fanatica dell’Isis. Mentre tanti ragazzi cadevano sotto i colpi di un pazzo esaltato, a Parigi un altro fanatico, dopo aver ammazzato un poliziotto, entrava nella sua abitazione per uccidere la moglie, davanti alla loro bambina di tre anni. Il Primo ministro francese, spegnendo ogni possibile illusione, ha detto che ci vorrà almeno una generazione per disinfestare il mondo da questi seminatori di morte. Una generazione sta a significare almeno 25 anni, durante i quali altre persone cadranno sotto le azioni devastanti di questi criminali.
L’Isis sta diventando militarmente e territorialmente più debole, ma proprio questo lo rende, paradossalmente più pericoloso. Lo sa bene, per servirsi di una metafora, chi attacca un nido di vespe per allontanarle. Il momento in cui le disperdi costituisce il momento di rischio più elevato. Si dice che dalla Libia, ma anche dalla Siria e dall’Iraq molti tagliagole, rase le barbe per non farsi riconoscere, stiano rientrando in Europa e negli Usa per consumare la vendetta coi loro pungiglioni mortiferi.
A questo punto, oltre le operazioni di intelligence e di difesa che spettano allo Stato, il cittadino si chiede cosa sia opportuno fare. Non ci sono risposte adeguate. Il terrorismo fondamentalista ha come caratteristica che non è né territoriale, né rivendicativo. È odio puro, sparso in faccia al mondo come acido muriatico, di tipo situazionale, come ci dicono gli esperti. Ossia non chiede nulla in cambio per patteggiare una fine delle ostilità, ma sfrutta le più diverse situazioni, senza alcuna logica, se non quella di seminare morte e terrore.
Su questa follia, che ci fa sentire in guerra pur essendo disarmati, aleggiano purtroppo tante presunte soluzioni, che hanno spesso l’unico obiettivo di passare all’incasso nelle urne.
Sto pensando ai proclami di un Donald Trump, lanciatissimo verso la Casa Bianca, che vorrebbe mettere al bando la comunità islamica. Proposte bislacche ma che trovano apprezzamento anche da parte di qualche partito nostrano.
Eppure, se c’è una cosa che non possiamo permetterci in questo momento è regredire agli errori del passato, quelli della caccia alle streghe, dei ghetti per gli ebrei o ai miti della razza pura. Ogni epoca ha le sue stoltezze, ma credere che il mondo si salverà creando nuovi ghetti e attraverso la cultura del sospetto e dell’intolleranza, è aprire un baratro dove tutti finiremo per precipitare.
Voler rassicurare l’opinione pubblica, promettendo muri e ghetti è solo opera di sciacallaggio politico, che non merita neppure la dignità di opinione. Solo persone civili sapranno decretare la fine della barbarie.

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