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Suore al mare su Facebook: una bischerata!

Non è solo un’innocente provocazione. È una bischerata (direbbero i fiorentini).
Il presidente delle comunità islamiche d’Italia e imam di Firenze, Izzeddin Elzir, ha pubblicato su Facebook la foto di alcune suore in riva al mare, in risposta al divieto francese di portare in spiaggia il burkini per le donne musulmane...

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Non è solo un’innocente provocazione. È una bischerata (direbbero i fiorentini).
Il presidente delle comunità islamiche d’Italia e imam di Firenze, Izzeddin Elzir, ha pubblicato su Facebook la foto di alcune suore in riva al mare, in risposta al divieto francese di portare in spiaggia il burkini per le donne musulmane. Messaggio: “in fondo si tratta della stessa identica cosa, il divieto è una discriminazione”.
Andiamo con ordine. Alcuni sindaci di importanti comuni balneari francesi dalla Corsica al Pas-de-Calais, hanno emesso ordinanze per vietare il burkini, e hanno iniziato a fare le prime multe a chi non rispetta tale misura.
Il premier francese, Manuel Valls, si è schierato a sostegno delle amministrazioni locali che hanno messo al bando il costume per le donne musulmane: “Le spiagge, così come ogni altro spazio pubblico, devono essere preservate dalle rivendicazioni religiose. Il burkini non è una nuova linea di costumi da bagno o una moda. È la traduzione di un progetto politico, di contro-società, fondato tra l’altro sull’asservimento della donna”. E alla fine, conclude “il burkini è incompatibile con i nostri valori”.
A parte che non si capisce bene quali che siano questi misteriosi ‘nostri valori’, salvo che non ci si riferisca al bikini o al topless. Rimane comunque che il tema sollevato dal primo ministro francese non è il fatto che anche le suore come le donne musulmane vanno al mare, ma l’esclusione di ogni simbolo religioso dallo spazio pubblico. È lo sciocco divieto non solo del burkini sulle spiagge, ma del crocifisso al collo dei nostri ragazzi nelle scuole, perché solo il laicismo repubblicano ha diritto di cittadinanza. Perché si ritiene che la neutralità degli spazi pubblici sia il ‘salvagente’ in grado di difenderci dal conflitto religioso e culturale. Quando i recenti attentati dimostrano che non è affatto così.
Non entro nel merito se il burkini sia un simbolo culturale o religioso. Ma la questione non è la giustificazione del burkini. E il velo delle suore non è un costume da bagno. È un simbolo di elezione e di consacrazione, una scelta di fede e di vita. La vera questione è come difendere la libertà di fede e di coscienza in un’Europa vuota, cosa della quale i leaders UE non hanno la minima visione perché stanno a misurare la lunghezza dei costumi da bagno. Per questo la pubblicazione della foto sul suo profilo Facebook, dott. Izzeddin, non è innocente. Ma ha spostato l’asse e ha scientemente confuso il bersaglio.
Il che stupisce da un imam che, se non ricordo male, è stato invitato ed è intervenuto al Convegno della Chiesa italiana di Firenze dello scorso anno, dicendo che solo “lavorando insieme, costruendo ponti e non muri possiamo creare una cultura dove la diversità dell’altro può essere risorsa e ricchezza”. Un imam che ha partecipato alla messa celebrata nel Duomo di Santa Maria del Fiore, a Firenze dopo l’omicidio del sacerdote cattolico, padre Jacques Hamel, portando un messaggio di “solidarietà, unità e condivisione”.
Un imam così, che poi mi pone la questione in termini di contrapposizione religiosa? Insomma, delle due una: o non ha capito la posta in gioco, oppure è una bischerata. Un’ignobile, inaccettabile bischerata.

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