Editoriale
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Poverino, non punite quel bullo di mio figlio...

Capita di incrociarli in questo periodo girando nel centro storico di Verona, uno dei più appetiti dalle scolaresche. I più vispi sono i ragazzini di elementari e medie, spesso con il loro bel block-notes in mano, impegnati a prendere appunti di quanto gli insegnanti vanno dicendo. I più allucinati sembrano invece gli studenti delle superiori i quali, reduci da notti brave in qualche hotel, riescono a fatica a tener aperta mezza palpebra, opportunamente occultata dietro gli occhiali a specchio...

Capita di incrociarli in questo periodo girando nel centro storico di Verona, uno dei più appetiti dalle scolaresche. I più vispi sono i ragazzini di elementari e medie, spesso con il loro bel block-notes in mano, impegnati a prendere appunti di quanto gli insegnanti vanno dicendo. I più allucinati sembrano invece gli studenti delle superiori i quali, reduci da notti brave in qualche hotel, riescono a fatica a tener aperta mezza palpebra, opportunamente occultata dietro gli occhiali a specchio. Alla faccia del povero insegnante che spiega, magari dopo aver sopportato molesti rumori notturni o essere stato impegnato nella ronda lungo i corridoi ovattati di moquette dell’albergo.
Una volta le chiamavano gite scolastiche, oggi si definiscono viaggi di istruzione, che sempre più spesso però diventano occasioni di trasgressione o distruzione, con gente che finisce all’ospedale dopo una sbronza o in seguito all’assunzione di qualche sostanza procurata prima di partire per dare “spessore” all’impresa. E in qualche caso gli autori delle bravate, inevitabilmente destinate al pubblico ludibrio su qualche social network, finiscono nelle pagine dei giornali. È accaduto anche pochi giorni or sono per via di un video che riprendeva 15 studenti di un liceo scientifico di Cuneo in gita a Roma impegnati a compiere un grave gesto di bullismo verso un loro compagno sbronzo. L’insegnante che li accompagnava si è accorto dell’accaduto solo quando il video ha iniziato a girare. La scuola ha provveduto ad adottare punizioni esemplari: dieci studenti sospesi per due settimane e 4 in condotta. Ad altri quattro, colpevoli di essere rimasti muti pur sapendo, tre giorni di sospensione e 5 in condotta. Ma anche la vittima ha avuto il suo 6 in condotta e una nota sul registro. Come a dire: oltre al danno, la beffa. Ma... c’è sempre un ma. Vuoi che non ci sia qualche genitore tanto più pronto a schierarsi in difesa dell’innocenza del proprio pargolo, quanto più questi è colpevole? Ai miei tempi le buone famiglie avrebbero aggiunto a quella della scuola altre punizioni, usando pure mani e piedi, all’occorrenza. Ora invece c’è chi si lamenta per l’eccessiva severità del provvedimento per quello che immediatamente è stato declassato al rango di scherzo, con il rischio che i 16enni perdano pure l’anno, con quel che costa la scuola! Da qui la decisione di alcuni genitori di ricorrere contro la sospensione, anziché provvedere, che ne so, a trovare un bel lavoretto estivo, di quelli intensi per il ragazzo o la figliola, che così magari scappa la voglia di “scherzare”, oltre a potersi pagare l’anno scolastico qualora fosse da ripetere! Ma questi, lo so, sono discorsi fuori dal tempo. Oggi per molti la scuola deve soltanto fornire un pacchetto di conoscenze e promuovere, non è chiamata ad educare, anzitutto in sinergia con la famiglia, utilizzando anche la necessaria severità dinanzi ad un comportamento violento. Se la priorità è non far perdere l’anno, che importa se poi vengono su degli incivili, sebbene con l’otto in pagella?

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