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Mattarella: grande arbitro

Il gioco del calcio come metafora di questioni di grande spessore è stato utilizzato un sacco di volte. Ora anche dell’attuale situazione politica. La cosa incuriosisce perché si dà il caso che il calcio oggi rappresenti per l’italiano medio una realtà molto più seria dello stucchevole teatrino politico cui stiamo assistendo...

Parole chiave: Editoriale (377), Stefano Origano (141), Politica (43), Mattarella (4)

Il gioco del calcio come metafora di questioni di grande spessore è stato utilizzato un sacco di volte. Ora anche dell’attuale situazione politica. La cosa incuriosisce perché si dà il caso che il calcio oggi rappresenti per l’italiano medio una realtà molto più seria dello stucchevole teatrino politico cui stiamo assistendo. Lo conferma il fatto che sui social – vero termometro dell’interesse della società della “post repubblica” – i commenti più caldi e appassionati riguardano il comportamento proprio di un arbitro, lasciando quasi del tutto ignorato quello dei politici.
Ma siccome lo ha detto il presidente Mattarella, ci mettiamo sull’attenti. Lo ha fatto accogliendo al Quirinale le squadre alla vigilia della finale della principale coppa calcistica italiana. E, manco a farlo apposta o forse sì, ha parlato del ruolo dell’arbitro paragonandolo al suo operato attuale nel contesto generale del Parlamento italiano che sembra composto da giocatori poco propensi a giocare la partita e più concentrati a smontare l’avversario con interventi intimidatori e abili simulazioni.
«L’arbitro migliore è quello che non si fa notare – ha esordito – come se non fosse nemmeno in campo. Ma un arbitro può condurre bene la partita se ha un certo aiuto di correttezza dai giocatori». Questo semplice ragionamento dice molto dell’intelligenza e del temperamento di quest’uomo che, dovendo condurre in porto una barca di disperati, suo malgrado deve rimboccarsi le maniche a fare quello che i “deputati” non hanno il coraggio di fare.
Ma ora i giochetti sono finiti, se i partiti non si mettono d’accordo Mattarella ha promesso un governo “di garanzia” con un preciso mandato fino a dicembre. Così il presidente che si trova ad arbitrare in condizioni di quasi impraticabilità di campo, mette i parlamentari con le spalle al muro: il suo governo dovrà avere il voto di fiducia, ma questo voto, come è noto, è segreto e lì avremo la riprova se contano di più le grida dei leader che impartiscono l’ordine di scuderia a sfiduciare il governo per andare a nuova consultazione elettorale in piena stagione di ferie, o se sarà più suadente il magico tintinnio dei soldini che ogni mese sono versati sul loro conto corrente (tanti).
Comunque vada a finire questa partita, il presidente in tutta coscienza può dire a di aver tentato tutte le strade possibili. Grande Mattarella, sei meglio di Collina!

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