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Di quale genere è l’ideologia?

Trump contro Topolino. Un titolo rilanciato più volte in questi giorni per riassumere l’iniziativa della presidenza americana di mettere sotto inchiesta alcune aziende – tra cui, appunto, Disney – accusate di attenzioni “esagerate” a politiche contro la discriminazione di gruppi numericamente piccoli...

Parole chiave: Editorale (1), Luca Passarini (115)
Di quale genere è l’ideologia?

Trump contro Topolino. Un titolo rilanciato più volte in questi giorni per riassumere l’iniziativa della presidenza americana di mettere sotto inchiesta alcune aziende – tra cui, appunto, Disney – accusate di attenzioni “esagerate” a politiche contro la discriminazione di gruppi numericamente piccoli. Al grido di stay woke (rimani sveglio), da circa un secolo varie minoranze – prima afroamericani oggi soprattutto Lgbtqia+ – hanno cercato di impegnarsi per una vera uguaglianza fra tutti i cittadini. Woke è oggi legata soprattutto ai gruppi di orientamento sessuale, verso la quale alcuni si battono per diffonderla, altri per combatterla in quanto ideologia; Trump, e con lui molta destra in tutto il mondo, è decisamente per il secondo aspetto, presentandola come una falsa virtù, che dice di essere inclusiva ed invece divide, esclude, porta all’odio. Nello specifico, si favorisce l’assunzione di persone appartenenti a minoranze, con un effetto di discriminazione al contrario.

Come amano dire alcuni in casi simili: la Madonna dell’equilibrio è troppo poco invocata. Si rischia così di buttare il bambino con l’acqua sporca, scordandosi da dove e perché si era partiti. Di certo, passi importanti per il rispetto delle persone transgender o con orientamento omosessuale sono stati fatti (se pur strada ne rimane). Merito anche dei cosiddetti gender studies a partire dagli anni Settanta del secolo scorso. Il prof. Giuseppe Savagnone nel libro Le sfide del gender tra opportunità e rischi (Cittadella, 2024), presentato nei giorni scorsi a Verona presso l’Istituto Seghetti, in un incontro organizzato dall’Agesc della scuola stessa, spiega come ad essi si debba la distinzione tra sesso e genere. Il primo è il dato biologico con cui si viene al mondo; nella seconda sfera rientrano il significato che si attribuisce al sesso, la percezione di sé e della propria identità sessuale, tutto ciò che in realtà è “costruzione sociale” con i ruoli di genere, i quali – invece che alla reciprocità – hanno dato vita a diseguaglianze e svantaggi della donna.

I rischi a cui si riferisce il titolo emergono quando, in nome del rispetto, si pretende di imporre una visione antropologica per cui la dimensione corporea è irrilevante, non identifica la persona e non è integrata con il resto dell’io. Questo porta a giustificare una sessualità associata solo al piacere, la maternità surrogata (con il corpo femminile che può essere sfruttato), cambi di genere in poche settimane come ora è possibile in Spagna.

Pure su questo fronte c’è da stare svegli!

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