Di quale genere è l’ideologia?
Trump contro Topolino. Un titolo rilanciato più volte in questi giorni per riassumere l’iniziativa della presidenza americana di mettere sotto inchiesta alcune aziende – tra cui, appunto, Disney – accusate di attenzioni “esagerate” a politiche contro la discriminazione di gruppi numericamente piccoli...

Trump contro Topolino. Un titolo rilanciato più volte in questi giorni per riassumere l’iniziativa della presidenza americana di mettere sotto inchiesta alcune aziende – tra cui, appunto, Disney – accusate di attenzioni “esagerate” a politiche contro la discriminazione di gruppi numericamente piccoli. Al grido di stay woke (rimani sveglio), da circa un secolo varie minoranze – prima afroamericani oggi soprattutto Lgbtqia+ – hanno cercato di impegnarsi per una vera uguaglianza fra tutti i cittadini. Woke è oggi legata soprattutto ai gruppi di orientamento sessuale, verso la quale alcuni si battono per diffonderla, altri per combatterla in quanto ideologia; Trump, e con lui molta destra in tutto il mondo, è decisamente per il secondo aspetto, presentandola come una falsa virtù, che dice di essere inclusiva ed invece divide, esclude, porta all’odio. Nello specifico, si favorisce l’assunzione di persone appartenenti a minoranze, con un effetto di discriminazione al contrario.
Come amano dire alcuni in casi simili: la Madonna dell’equilibrio è troppo poco invocata. Si rischia così di buttare il bambino con l’acqua sporca, scordandosi da dove e perché si era partiti. Di certo, passi importanti per il rispetto delle persone transgender o con orientamento omosessuale sono stati fatti (se pur strada ne rimane). Merito anche dei cosiddetti gender studies a partire dagli anni Settanta del secolo scorso. Il prof. Giuseppe Savagnone nel libro Le sfide del gender tra opportunità e rischi (Cittadella, 2024), presentato nei giorni scorsi a Verona presso l’Istituto Seghetti, in un incontro organizzato dall’Agesc della scuola stessa, spiega come ad essi si debba la distinzione tra sesso e genere. Il primo è il dato biologico con cui si viene al mondo; nella seconda sfera rientrano il significato che si attribuisce al sesso, la percezione di sé e della propria identità sessuale, tutto ciò che in realtà è “costruzione sociale” con i ruoli di genere, i quali – invece che alla reciprocità – hanno dato vita a diseguaglianze e svantaggi della donna.
I rischi a cui si riferisce il titolo emergono quando, in nome del rispetto, si pretende di imporre una visione antropologica per cui la dimensione corporea è irrilevante, non identifica la persona e non è integrata con il resto dell’io. Questo porta a giustificare una sessualità associata solo al piacere, la maternità surrogata (con il corpo femminile che può essere sfruttato), cambi di genere in poche settimane come ora è possibile in Spagna.
Pure su questo fronte c’è da stare svegli!
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