Editoriale di Mons. Zenti
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Il Natale mistero di benevolenza e di tenerezza

di MONS. GIUSEPPE ZENTI

Omelia del vescovo di Verona, mons. Giuseppe Zenti pronunciata durante la Messa natalizia della notte di Natale

di MONS. GIUSEPPE ZENTI

Carissimi concelebranti e fedeli tutti, spero che condividiate quanto sto per dirvi. Al limite dello scontato. Ogni nascita umana, come quella di ciascuno di noi, è motivo di gioia per il mondo intero. O almeno dovrebbe esserlo. E dovrebbe essere salutata da un concerto corale o di campane, perché è un dono per tutti. Gli angeli hanno cantato il “gloria” per la nascita del Figlio di Dio nel tempo, come uomo. L’hanno salutata come il più grande dono riservato da Dio all’umanità intera, portatrice della pace di Dio all’umanità immersa nel groviglio delle conflittualità. Proprio perché dono di Dio Creatore, ogni uomo è portatore di novità all’umanità, purché ognuno sia messo nella condizione di poter diventare il meglio di sé, mettendo, a sua volta, a disposizione della società di appartenenza, e indirettamente, dell’umanità, tutte le sue risorse. Di qui il compito dello stato democratico di assicurare adeguati contributi alle famiglie perché possano fare a se stesse e alla società il regalo di nuovi, più numerosi figli e, nel contempo, il compito educativo da parte delle famiglie che hanno generato figli e della comunità civile. 
Ora, se ogni vita umana è una ricchezza per l’umanità, perché l’Europa e l’Italia stessa, sono così impaurite nel trasmettere vite umane da aver raggiunto il picco di denatalità? Non solo, perché, nonostante questa allucinante crisi di denatalità, sono così intestardite nel considerare l’aborto come affermazione di civiltà avanzata, cioè come diritto invece che delitto? O forse sono impaurite nel trasmettere con generosità il dono della vita, ipotizzando per gli eventuali figli un futuro destino di infelicità, privati di una vita agiata, come se la vita agiata fosse criterio etico determinante la scelta di dare o no la vita ad una creatura umana, preferendo, all’occorrenza, sopprimerlo. Siamo, ovviamente, su parametri inumani, che contrastano con la logica del Natale. 
In effetti, la logica del Natale è la gioia della nascita di Gesù come dono per tutti, senza con ciò misconoscere anche le problematiche e le preoccupazioni connesse. Profetizzando la nascita del Messia, Isaia così si era espresso: “Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia … perché un bambino è nato per noi”. E l’evangelista Luca non esita a mettere in risalto la gioia nell’annuncio dato dagli angeli di Gesù come il Messia Salvatore, grazie alla divina maternità di Maria: “Vi annuncio una grande gioia: oggi, nella città di Davide è nato per voi come Salvatore Colui che è Cristo Signore”. All’annuncio del grande evento di salvezza, segue il canto in coro delle schiere degli Angeli: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Dio ama”. Dio dunque ama l’uomo, testimoniando il suo amore con l’Incarnazione del Figlio, che porta in sé la Pace, personificandola in se stesso. 
Ecco dunque annunciata e focalizzata la missione dell’Incarnazione: il Figlio di Dio fatto uomo nel grembo verginale di Maria è venuto nel mondo in funzione di Salvatore e di Pacificatore. Per dirla con l’apostolo Paolo nel tratto di lettera a Tito ascoltata come seconda lettura, è venuto ad insegnarci a “rinnegare l’empietà, i desideri mondani... e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia, con pietà, nell’attesa della beata speranza... per formare per sé un popolo puro che gli appartenga”. Sostanzialmente, è venuto a distruggere il regno delle tenebre, per dirla con San Paolo nella lettera ai Colossesi, cioè a distruggere il sistema del peccato, che è l’insieme dei covid morali che devastano l’umanità, mentre il suo stratega, satana, fa credere che sia manifestazione di assoluta libertà, di svincolo dalla dipendenza da Dio. Ne faccio un rapido elenco: l’ateismo, le bestemmie, l’idolatria del potere, dei beni di questo mondo, della lussuria, le volgarità, la pornografia, l’avarizia, la superbia, l’egoismo individualista, l’autoreferenzialità, l’intolleranza, le testardaggini arroganti, l’indifferenza, la cattiveria, l’invidia, la gelosia morbosa, l’infedeltà, l’aborto, l’eutanasia, i furti, le frodi, gli inganni, gli omicidi, i femminicidi, i suicidi, i genocidi, gli infanticidi, gli attentati all’ecologia, le guerre, le sopraffazioni, le dittature, le ingiustizie, le violenze, ...: queste ed altre simili, che fanno sistema, sono le vere cause dei disastri nel mondo e dell’infelicità che domina ovunque, al di là delle apparenze. In tutti i tempi. Nel nostro in particolare. E il Figlio di Dio, facendosi uomo, definito dall’apostolo “la Grazia di Dio”, si è caricato di questo sistema del peccato, e in se stesso lo ha debellato alla radice, costituendo un nuovo ordine di cose: cioè un popolo che ha Dio per Signore, da buon senso, pronto a vivere con sobrietà in favore delle povertà, disposto a fare delle rinunce personali e familiari a vantaggio del bene di tutti, carico e capace di tenerezza, anche affettiva, fatta di gesti, di sguardi di benevolenza, alieno da durezze, da polemiche, da rissosità, da atteggiamenti da risentito e arrabbiato che causano un clima di insopportabile gelo relazionale, specialmente in un tempo come il nostro che, con le pur necessarie norme di distanziamento, acuisce inevitabilmente le distanze dell’empatia spontanea, la vicinanza affettiva. 
Carissimi, ridestiamo in noi la benevolenza e la tenerezza di Maria nei confronti di Gesù! Imitiamola nel nostro ambito verso le persone che ne hanno una vitale necessità, come i disabili, che di benevolenza e di tenerezza da riversare su di noi sono una miniera, mentre essi stessi ne hanno bisogno. Vorremmo poter esprimere benevolenza e tenerezza verso gli infermi e verso gli anziani, quelli che si trovano nelle loro case, cui fortunatamente è possibile manifestarle anche con gesti, e, a maggior ragione, quelli ai quali è impedito, con sofferenza spasimante da entrambe le parti, cioè dai familiari e da loro stessi, qualora siano residenti nella Case di riposo o in ospedale, specialmente se colpiti dal covid. Che sofferenze! Strazianti! Vorremmo che giungesse loro la benevolenza e la tenerezza di cui hanno necessità vitale da parte dei familiari e di tutti noi, raggiungendoli nei limiti del possibile almeno on line, se non di presenza. E noi ci impegniamo comunque a comportarci con benevolenza e tenerezza con tutte le persone che incontriamo, a cominciare dai famigliari che dal Natale, pur travagliato anche quest’anno, al di là delle condizioni di disagio e di sofferenza, anche pesanti, si attendono almeno di respirare un clima natalizio fatto proprio di benevolenza e di tenerezza, grazie al quale ognuno si sperimenti desiderato, accolto e amato per quello che è.

Buon Natale

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Il Natale mistero di benevolenza e di tenerezza
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