Editoriale di Mons. Zenti

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Poiché la speranza è il motore della vita terrena, perché, secondo la fede cristiana, ha la sua sorgiva oltre la storia, nella Pasqua di Cristo? Che carica di incisività positiva sul vivere dell’uomo si può realisticamente attendere dalla Pasqua? Pare che la speranza sia sepolta dagli eventi catastrofici, in gran parte orchestrati dalla malvagità dell’uomo: guerre assurde, eccidi allucinanti, persecuzioni sistematiche contro i cristiani e contro il cristianesimo, ingiustizie macroscopiche, degrado ecologico, povertà crescente che mina alla base la dignità delle persone...

Da quando papa Francesco ha giustamente richiamato ai sacerdoti il dovere pastorale di non imporre alcuna tariffa per l’esercizio del loro ministero, la questione delle cosiddette offerte è diventata un nervo scoperto.
Del resto, questa indicazione del Papa fa parte della più consolidata tradizione, almeno della nostra diocesi. Eventuali eccezioni striderebbero e umilierebbero l’intero presbiterio.

Pare che la crisi della famiglia nata dal matrimonio giuridicamente sancito sia entrata nella sua fase di irreversibilità. La cultura dominante la dà per spacciata. Proprio nella sua forma “tradizionale”. Al suo posto fa spazio invece, come un diritto indiscutibile, alla famiglia “allargata”, al matrimonio-famiglia gay, alle unioni iscritte nei “Registri delle famiglie anagrafiche” (al massimo si definiscano “Registri delle unioni anagrafiche”). In realtà, la famiglia è realtà doc.