Condiscepoli di Agostino
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Lo Spirito Santo abbraccio del Padre e del Figlio

Per concludere le riflessioni di sant’Agostino sulla Trinità, sostiamo con lui sulla persona dello Spirito Santo...

Parole chiave: Trinità (8), Sant'Agostino (175)

Per concludere le riflessioni di sant’Agostino sulla Trinità, sostiamo con lui sulla persona dello Spirito Santo: “Anche lo Spirito Santo sussiste nella stessa unità ed uguaglianza. Sia Egli, infatti, l’unità dei due, o la santità, o la carità, di conseguenza l’unità perché carità e perciò carità perché santità, è manifesto che non è uno dei due (non è né il Padre né il Figlio), con cui e l’uno e l’altro sono tra loro congiunti… Pertanto, quella Trinità sono un unico Dio, solo, grande, sapiente, santo, beato” (De Trin., VI, 5.7). Ed ecco una tra le straordinarie definizioni dello Spirito Santo: “Lo Spirito Santo dunque è qualche cosa di comune al Padre e al Figlio, qualunque cosa Egli sia. Ma questa stessa comunione è consostanziale e coeterna” (Ivi). E perciò, non sono più di tre: “Uno che ama Colui che è da Lui, ed Uno che ama Colui dal quale è, e l’Amore in persona” (Ivi). Con ciò non si può parlare di realtà triplice perché è Trinità, altrimenti “il Padre solo, o il Figlio solo sarebbero minori del Padre e del Figlio messi insieme… nessuno dei due è sempre solo nella reciprocità” (De Trin., VI, 7.9). Di conseguenza, “poiché è tanto grande il solo Padre o il solo Figlio o il solo Spirito Santo quanto lo è insieme il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo, in nessun modo si deve dire triplice… Perfetto è sia il Padre sia il Figlio sia lo Spirito Santo e perfetto Dio il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo, e perciò (si deve parlare di) Trinità piuttosto che di triplicità” (De Trin., VI, 8). Certo, nella Trinità solo il Padre è Padre. Ma il Padre da solo non è il solo vero Dio, bensì “il Padre è Dio, ma non il solo Dio, perché il solo Dio è il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo” (De Trin., VI, 9.10). Dunque, in Dio va distinto ciò che è comune, la divinità, la sostanza dalle proprietà personali che non appartengono se non alle singole persone. Agostino non esita a riconoscere, di conseguenza, che “il Verbo con il Padre, Dio assieme a Lui, è capo di Cristo, benché Cristo come uomo” (Ivi). In sostanza, Agostino può concludere le sue riflessioni affermando “l’uguaglianza della Trinità e una sola e identica sostanza… la somma uguaglianza del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Ivi). A questo punto Agostino ci fa dono di una delle più belle e significative immagini dello Spirito Santo: l’abbraccio del Padre e del Figlio: “Quel per così dire ineffabile abbraccio del Padre e dell’Immagine, qual è lo Spirito Santo, (“Ille ineffabilis quidam complexus Patris et Immaginis”) non è senza perfetta fruizione, senza carità, senza gaudio. Perciò quell’amore, quel diletto, quella felicità o beatitudine… nella Trinità è lo Spirito Santo, non generato, ma soavità del genitore e del generato” (Ivi). Agostino conclude il libro sesto con la convinzione che nella creazione tutto porta un’orma del Creatore: “Pertanto è opportuno che rivolgendo lo sguardo al Creatore attraverso le cose da lui create, dopo averle conosciute con l’intelletto, cerchiamo di comprendere la Trinità, di cui nella creazione in qualche modo appare il degno vestigio. Infatti, in quella Trinità sta la somma origine di tutte le cose e la perfettissima bellezza e il diletto beatissimo… Colui che vede ciò, goda nel conoscere Dio e così onori Dio e gli renda grazie… uno solo è Dio, ma, tuttavia, è Trinità” (De Trin., VI, 10.12: “unus est Deus, sed tamen Trinitas”).

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