Condiscepoli di Agostino
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Le tentazioni che hanno avuto presa

Per introdurre il discorso sulla presa che anche in Agostino hanno avuto alcune tentazioni, egli stesso chiede a Dio il dono di poter agire in piena conformità alla sua volontà al fine di vincerne le suggestioni: “Dammi ciò che comandi e comanda ciò che vuoi”, frase che faceva andare in bestia Pelagio, il quale riteneva che l’uomo avesse in se stesso le risorse sufficienti per vincere il male...

Per introdurre il discorso sulla presa che anche in Agostino hanno avuto alcune tentazioni, egli stesso chiede a Dio il dono di poter agire in piena conformità alla sua volontà al fine di vincerne le suggestioni: “Dammi ciò che comandi e comanda ciò che vuoi”, frase che faceva andare in bestia Pelagio, il quale riteneva che l’uomo avesse in se stesso le risorse sufficienti per vincere il male. Agostino è talmente onesto con se stesso che non esita a riconoscere come tentazione amare qualche cosa al di fuori dell’amore di Dio; e gli chiede la grazia della continenza: “Ti ama meno chi ama con Te qualche cosa che non ama per te. O amore, che sempre ardi e mai ti estingui, carità, Dio mio, accendimi. Tu mi comandi la continenza: dammi ciò che comandi e comanda ciò che vuoi”. Ovviamente siamo sempre nel libro decimo delle Confessioni.
A questo punto, Agostino chiede a Dio di essere liberato da ogni forma di tentazione, soprattutto dalla tentazione di lasciarsi travolgere da desideri sfrenati: “O Padre buono, Tu mi hai insegnato: ‘Tutto è mondo per chi è mondo’... strappami da ogni tentazione. Non temo l’immondezza della pietanza, ma l’immondezza del desiderio sfrenato”. Tra le tentazioni che fanno presa su Agostino vi era quella del mangiare e bere. Per non equivocare, occorre precisare che Agostino si era imposto di mangiare e bere solo nella giusta misura per la salute, senza concedere spazio al piacere: “Posto pertanto in queste tentazioni combatto ogni giorno contro la concupiscenza del cibo e della bevanda: non è possibile infatti che io la recida in una volta e che io decida di non attingervi ulteriormente come ho potuto fare nei confronti del concubinato. Pertanto sono da tenere saldi i freni della gola con un moderato rilassamento e una moderata costrizione. E chi è, Signore, che non si lasci alquanto rapire al di fuori delle misure necessarie?”.
E poiché sperimenta comunque la tentazione di eccedere sente il bisogno di affidarsi alla misericordia di Dio: “Una sola speranza, una sola fiducia, una ferma promessa: la tua misericordia”. E nel contempo invita i suoi lettori a pregare per lui per alleggerire a se stesso il peso delle sue fragilità: “Piangete con me e piangete per me... sono diventato un problema per me stesso e proprio questo è il mio malessere”.
Annovera tra le tentazioni anche quella di fermarsi sulla bellezza delle cose senza sentirsi immediatamente sollecitato a considerare la bellezza di Dio rispecchiata nelle sue creature: “Gli occhi amano le belle forme e varie, i nitidi e ameni colori. Non trattengano la mia anima queste cose, la tenga in mano Dio che ha fatto molto buone tutte queste cose; ma lui è il mio bene, non queste realtà. In effetti, la stessa regina dei colori, questa luce, che inonda tutte le realtà che vediamo, si insinua in me con veemenza al punto che se viene sottratta all’improvviso, la ricerco con bramosia; e se viene a mancare a lungo contrista il mio animo”.
Ma poi, in uno slancio mistico riconosce che ogni bellezza ha la sua fonte in Dio: “Dio mio e mia bellezza, anche da qui (da queste considerazioni) proclamo il mio inno e offro in sacrificio la lode a Colui che si è sacrificato per me, poiché le cose belle che attraverso l’anima giungono nelle mani dell’artista, derivano da quella bellezza che è sopra le anime, alla quale sospira l’anima mia giorno e notte”.
Purtroppo l’uomo non si lascia soltanto avvincere dal desiderio delle cose belle, ma si lascia travolgere dalla curiosità morbosa, specialmente nei confronti degli spettacoli: “La voluttà brama le cose belle, canore, soavi, saporite, morbide, mentre la curiosità anche il loro contrario, per libidine di fare esperienze e di conoscere... Da questo morbo della bramosia, negli spettacoli vengono esibite cose stravaganti”.

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