Condiscepoli di Agostino
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Le alterazioni dell’amore coniugale e la verginità consacrata

Da quanto già precisato, Papa Francesco manifesta grandissima stima nei confronti del matrimonio, della coniugalità, della famiglia. Ma non è un ingenuo. Ha forte il senso del sano realismo. Conosce bene le insidie, le possibili manipolazioni e alterazioni, persino le violenze che si insinuano e si insediano nella vita coniugale e familiare...

Parole chiave: Amoris Laetitia (21), mons. Giuseppe Zenti (310), Vescovo di Verona (245)

Da quanto già precisato, Papa Francesco manifesta grandissima stima nei confronti del matrimonio, della coniugalità, della famiglia. Ma non è un ingenuo. Ha forte il senso del sano realismo. Conosce bene le insidie, le possibili manipolazioni e alterazioni, persino le violenze che si insinuano e si insediano nella vita coniugale e familiare. Perciò non esita ad affermare che “molte volte la sessualità si spersonalizza ed anche si colma di patologie, in modo tale che diventa sempre più occasione e strumento di affermazione del proprio io e di soddisfazione egoistica dei propri desideri e istinti” (AL 153). Fino al punto da essere segnata, la sessualità, “dallo spirito velenoso dell’usa e getta. Il corpo dell’altro è spesso manipolato come una cosa da tenere finché offre soddisfazione e da disprezzare quando perde attrattiva” (ivi). Si può giungere fino alla “perversione e violenza sessuale” (ivi).
Lo stesso atto sessuale, che in sé richiama senso di felicità, può “diventare fonte di sofferenza e di manipolazione. […] Un atto coniugale imposto al coniuge senza nessun riguardo alle sue condizioni e ai suoi giusti desideri non è un vero atto di amore […]. La sessualità dev’essere una questione da trattare tra i coniugi” (AL 154). Di conseguenza, l’Esortazione invita gli sposi a non lasciarsi dominare dall’insaziabilità e a non vivere il sesso come evasione (cf AL 155). Affronta poi il tema della possibile sottomissione sessuale, in riferimento al testo del capitolo quinto della Lettera agli Efesini: “Le mogli siano sottomesse ai mariti” (cf AL 156). In realtà, Paolo parla di subordinazione, non di sottomissione, dove subordinazione significa trovare l’armonia del proprio essere nel proprio marito e non in amanti. Si tratta infatti di “un’appartenenza reciproca liberamente scelta” (ivi). D’altra parte, Papa Francesco in buona sostanza ricorda che chi abitualmente rifiuta le espressioni della coniugalità non è adatto al matrimonio: “Ricordiamo che un vero amore […] non rinuncia ad accogliere con sincera e felice gratitudine le espressioni corporali dell’amore nella carezza, nell’abbraccio, nel bacio e nell’unione sessuale” (AL 157). Siamo lontani anni luce dai tempi in cui il sesso apparteneva ai tabù!
A questo punto l’Esortazione affronta il tema del rapporto matrimonio e verginità: “Vi sono coloro che non si sposano perché consacrano la vita per amore di Cristo e dei fratelli. Dalla loro dedizione la famiglia, nella Chiesa e nella società, è grandemente arricchita” (AL 158). Il Papa precisa: “La verginità è una forma di amore. Come segno, ci ricorda la premura per il Regno, l’urgenza di dedicarsi senza riserve al servizio dell’evangelizzazione ed è un riflesso della pienezza del Cielo” (AL 159). In concreto: “La verginità ha il valore simbolico dell’amore che non ha la necessità di possedere l’altro, e riflette in tal modo la libertà del regno dei Cieli. È un invito agli sposi perché vivano il loro amore coniugale nella prospettiva dell’amore definitivo a Cristo” (AL 161). Tuttavia, proprio guardando alla testimonianza di certe famiglie cristiane, coloro che sono stati raggiunti dalla vocazione alla verginità consacrata, hanno molto da imparare da loro, per evitare una vita di comodità e di una certa autonomia (cf AL 162): “Coloro che sono chiamati alla verginità possono trovare in alcune coppie di coniugi un segno chiaro della generosa e indistruttibile fedeltà di Dio alla sua Alleanza […]. Ci sono persone sposate che mantengono la loro fedeltà quando il coniuge è diventato sgradevole fisicamente […]. Una donna può curare un marito malato e, lì, accanto alla croce, torna a ripetere il sì del suo amore fino alla morte. […] Tutto ciò diventa un invito alle persone celibi perché vivano la loro dedizione per il Regno con maggiore generosità e disponibilità” (ivi).
Prima di passare al capitolo quinto, l’Esortazione offre alcune segnalazioni interessanti per quando l’amore perde forza di eros ed è chiamato a essere semplicemente amore. Può venir a meno anche il desiderio dell’unione coniugale, di una “ricca intimità”. Subentra “un voler bene più profondo” (cf AL 164). L’affetto infatti non è destinato a scomparire con il venir meno degli impulsi e dalle emozioni sessuali. Al contrario, si carica di maggior tenerezza. A patto che ogni giorno si invochi il dono dello Spirito Santo, che è l’Amore purissimo e assoluto tra il Padre e il Figlio (cf AL 164).

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