La Sede Apostolica di Roma

Dalla funzione ecclesiale consegnata da Cristo a Pietro, alla funzione della sua Sede di Roma il passo è consequenziale. La storia della Chiesa è andata su questa direzione. Le stesse Sedi Apostoliche riconoscevano alla Sede di Roma quel primato che gli Apostoli riconoscevano a Pietro. È significativo a tale riguardo il fatto che mai una Chiesa orientale, cioè una Sede Apostolica, scriveva al vescovo di Cartagine senza passare dal vescovo di Roma. Come le Chiese particolari d’Africa si appellavano spesso alle Chiese Apostoliche, così queste, in una feconda circolarità, facevano pervenire la loro risposta alla Chiese d’Africa, previo tuttavia il discernimento della Sede di Roma.
Agostino nutrì sempre verso la Sede di Roma quella singolarissima venerazione che riservava all’apostolo Pietro, dei cui poteri e funzioni ecclesiali la riconosceva erede. I poteri infatti che Agostino considera affidati a Pietro li riconosce trasmessi e legati alla sua Sede, alla Sede di Roma e, perciò, ai suoi successori. Non diversamente da Pietro, la Sede di Roma è la pietra della Chiesa. Ed è una Sede di indiscusso prestigio sulle altre, dal momento che Chiese fiorenti di cristianesimo, come erano quelle dell’Africa, agli inizi del secolo IV le affidarono, sia pur su richiesta dello stesso Donato, la soluzione di una questione circoscritta all’Africa, come fu quella del Donatismo, nella quale era germinata. Perché pietra, essa è la Chiesa d’oltremare dalla quale, in quell’occasione, giunse all’Africa la garanzia della fede.
Essendovi sempre stato in vigore il primato, denominato in Agostino “principato”, della Cattedra Apostolica, è l’unica sede in grado di emettere sentenze imparziali, che hanno la forza di vincolare la Chiesa universale. Il fatto stesso che papa Melchiade intervenne con un giudizio inappellabile su una questione già esaminata e definita da un folto numero di vescovi africani, presieduti dal primate Secondo di Tigisi, sta a dimostrare la sua chiara coscienza di possedere il primato sulla Chiesa intera.
E poiché è anche la più certa e la più efficace per la salvezza, è una sede che richiede una documentata e precisa successione apostolica, che assicura la continuità sulla medesima sede fra Pietro e l’ultimo suo successore, Anastasio nel caso specifico: “A Pietro è succeduto Lino; a Lino, Clemente; a Clemente, Anacleto; ad Anacleto, Evaristo; ad Evaristo, Sisto; a Sisto, Teleforo; a Teleforo, Igino; ad Igino, Aniceto; ad Aniceto, Pio; a Pio, Sotero; a Sotero, Alessandro; ad Alessandro, Vittore; a Vittore, Zefirino; a Zefirino, Callisto; a Callisto, Urbano; ad Urbano, Ponziano; a Ponziano, Antero; ad Antero, Fabiano; a Fabiano, Cornelio; a Cornelio, Lucio; a Lucio, Stefano; a Stefano, Sisto; a Sisto, Dionisio; a Dionisio, Felice; a Felice, Eutichiano; ad Eutichiano, Gaio; a Gaio, Marcello; a Marcello, Eusebio; ad Eusebio, Milziade (o Melchiade); a Milziade, Silvestro; a Silvestro, Marco; a Marco, Giulio; a Giulio, Liberio; a Liberio, Damaso; a Damaso, Siricio; a Siricio, Anastasio”.
Infine i poteri trasmessi a questa sede trascendono le qualità morali delle singole persone dei papi che nel corso della storia la occupano. Di conseguenza, come non veniamo incoronati dalla loro innocenza, così non siamo neppure condannati dalla loro eventuale iniquità.
Queste, in rapidissima sintesi, sono le convinzioni che Agostino aveva manifestato già nel periodo antidonatista sulla Sede di Roma. Vedremo il suo pensiero durante il periodo antipelagiano.