Condiscepoli di Agostino
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Ecologia dell’habitat umano

Nella sua enciclica Laudato si’ papa Francesco si mostra preoccupato dell’ecologia dell’habitat umano, cioè della casa dell’uomo, dell’ambiente in cui vive, motivandone la preoccupazione per il fatto che “gli ambienti in cui viviamo influiscono sul nostro modo di vedere la vita, di sentire e di agire” (147), specialmente se disordinati, caotici e saturi di inquinamento (cf ivi)...

Nella sua enciclica Laudato si’ papa Francesco si mostra preoccupato dell’ecologia dell’habitat umano, cioè della casa dell’uomo, dell’ambiente in cui vive, motivandone la preoccupazione per il fatto che “gli ambienti in cui viviamo influiscono sul nostro modo di vedere la vita, di sentire e di agire” (147), specialmente se disordinati, caotici e saturi di inquinamento (cf ivi). Il Papa, che ha stampata nella memoria del cuore la situazione dei paesi dell’America Latina, elogia la creatività e la generosità di chi, pur povero, fa il possibile per rendere il suo ambiente degno dell’uomo, anche in spazi che danno la “sensazione di soffocamento prodotta dalle agglomerazioni residenziali e dagli spazi ad alta densità abitativa” (148). E ne spiega la ragione: “I limiti ambientali sono compensati nell’interiorità di ciascuna persona, che si sente inserita in una rete di comunione e di appartenenza. In tal modo, qualsiasi luogo smette di essere inferno e diventa il contesto di una vita degna” (ivi). Purtroppo, un habitat disumanizzato rende ancor più disumana la condizione di chi vive nell’estrema povertà, soggetto più facilmente anche alle manipolazioni di organizzazioni criminali (cf 149). In un contesto simile, da quartieri periferici molto precari, “l’esperienza quotidiana di passare dall’affollamento all’anonimato sociale che si vive nelle grandi città, può provocare una sensazione di sradicamento che favorisce comportamenti antisociali e violenza” (149). Di conseguenza, nella stessa progettazione delle grandi città occorre tener conto della qualità della vita delle persone e della loro armonizzazione con l’ambiente ancor prima che dell’estetica del progetto (cf 150). Nel contempo, gli spazi pubblici devono creare senso di appartenenza, in modo che ognuno possa sentirsi a casa sua (cf 151). Sotto questo profilo del vivere in un habitat degno dell’uomo, l’enciclica, mentre esalta la bellezza di una città piena di spazi che consentono la relazione tra persone, ricorda la necessità che vengano garantiti alloggi a sufficienza; anzi, che le persone vengano messe in grado di possedere una propria casa che segnala dignità della persona e possibilità di sviluppo per le famiglie (cf 152). Per un habitat a servizio della persona umana si fa sempre più necessaria la disponibilità dei mezzi di trasporto pubblici, anche per ridurre il traffico spesso caotico, il dispendio di energie non rinnovabili, l’inquinamento dell’atmosfera (cf 153). Questa segnalazione è valida a livello mondiale, ma specialmente in riferimento ai Paesi del terzo mondo, ben conosciuti da papa Bergoglio. I mezzi di trasporto pubblici dovrebbero essere garantiti non solo nelle metropoli a forte densità di popolazione, ma, sempre in rapporto all’esperienza diretta di papa Francesco, anche negli ambienti rurali a servizio di lavoratori non di rado ridotti in condizione di schiavitù (cf 154). Infine, va rilevata con chiarezza una “ecologia dell’uomo” (cf 155), potremmo dire dell’habitat interiore dell’uomo, che entra in relazione con l’ambiente esterno. A tale riguardo l’enciclica offre puntuali ed importanti osservazioni: “L’uomo possiede una natura che deve rispettare e che non può manipolare a piacere. In questa linea bisogna riconoscere che il nostro corpo ci pone in una relazione diretta con l’ambiente e con gli altri esseri viventi. L’accettazione del proprio corpo come dono di Dio è necessaria per accogliere e accettare il mondo intero come dono del Padre e casa comune; invece una logica di dominio sul proprio corpo si trasforma in una logica a volte sottile di dominio sul creato. Imparare ad accogliere il proprio corpo, ad averne cura e a rispettare i suoi significati è essenziale per una ecologia umana. Anche apprezzare il proprio corpo nella sua femminilità o mascolinità è necessario per poter riconoscere se stessi nell’incontro con l’altro diverso da sé. In tal modo è possibile accettare con gioia il dono specifico dell’altro o dell’altra, opera di Dio creatore […]. Non è sano un atteggiamento che pretenda di cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa” (155).

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