Commento al Vangelo domenicale
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Prove da affrontare prove da superare

Marco 1,12-15

In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano. Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».

Prove da affrontare prove da superare

Mercoledì scorso, con l’austero e al contempo solenne gesto dell’imposizione delle ceneri, ha avuto inizio il tempo penitenziale della Quaresima. Per il secondo anno consecutivo, la Quaresima è profondamente segnata dall’emergenza sanitaria per il Covid-19. Ed è caratterizzata dalla galassia di aspetti generati, o addirittura amplificati, dal virus: le vecchie e nuove paure, le incertezze sui vaccini, le preoccupazioni per le restrizioni imposte, i rischi di contagi e le angosce per le possibili conseguenze. Una Quaresima, quindi, che per l’intera sua estensione, stando alle previsioni, va collegata a doppio filo con la pandemia.
Nel vocabolario della pandemia sono a poco a poco entrate parole dai toni apocalittici, come: guerra, catastrofe, abisso, ignoto, deserto. Quest’ultima parola è stata utilizzata da alcuni opinionisti per sottolineare diverse emergenze scatenate dal virus: ora per esprimere il grande vuoto interiore di persone provate nell’animo, anche tra le più giovani; ora per descrivere lo strazio causato dall’impossibilità di incontrare fisicamente amici e conoscenti; ora per rendere plasticamente la devastazione che sta diffondendosi nel mondo dell’economia.
Il deserto è diventato quindi uno dei simboli delle aridità e delle privazioni di questo tempo difficile. È un simbolo che evoca ciò che in realtà è il deserto: un luogo arido e inospitale, non abitato e con scarsa vegetazione, che mette a dura prova chi intenda viverci anche soltanto per qualche ora.
Nella Bibbia, e segnatamente nei Vangeli, il deserto è il luogo dove si viene sottoposti a dura prova. Ma è anche il luogo in cui il singolo e il popolo possono vivere il loro rapporto con Dio con maggiore intensità e obbedienza. Tra le aride dune ci si sente impotenti e, nello stesso tempo, ci si rifugia e ci si abbandona nelle mani di Dio. Prima il popolo ebreo durante il viaggio verso la terra promessa, poi Isaia e altri profeti, e quindi lo stesso Gesù hanno vissuto queste due realtà: di privazione e di affidamento a Dio.
Già nelle prime pagine del Vangelo di Marco si trova Gesù messo a dura prova nel deserto. Il suo racconto, scarno ed essenziale, si discosta rispetto alla narrazione più dettagliata di Matteo e di Luca. Egli semplifica l’esperienza in quattro brevi frasi: lo Spirito che spinge Gesù nel deserto; la tentazione dei quaranta giorni; la vita con le fiere e il servizio degli angeli.
Il periodo vissuto da Gesù nel deserto rappresenta l’iniziazione della sua attività di annuncio messianico. Per Lui vivere nel deserto è volersi sottoporre alla prova. Tra le dune vive un prolungato periodo in cui, proprio attraverso le prove, definisce l’essenza della sua missione.
I Vangeli lasciano intuire, proprio nelle tentazioni che Gesù ha sostenuto e vinto, in che cosa consista la sua missione. Essa non intende perseguire il dominio sul mondo, il potere e la gloria terrena, e nemmeno la pura realizzazione dei valori mondani, anche se nobili. La sua missione vuole invece creare una disposizione permanente dell’animo verso Dio e verso i fratelli, ed è destinata a penetrare nel mondo con valori autentici, corredando le proprie azioni di una finalità e di una direzione.
Il deserto per Gesù è il tempo di vicinanza particolare a Dio, di totale abbandono a Lui attraverso l’ascolto della sua parola e la preghiera. Senza lo Spirito il deserto diventa luogo di disorientamento e paura. Sotto l’azione dello Spirito il deserto diventa occasione per incominciare un cammino di prossimità e di solidarietà.
Per meglio affrontare le note difficoltà e aridità di questa Quaresima molto può giovare l’ascolto della Parola di Dio e il sintonizzarsi con le modalità con cui Gesù ha affrontato la prova: riflettendo, pregando e confidando nella vicinanza del Signore.
Questo tempo di preparazione alla Pasqua si presenta come un’opportunità per lottare con decisione nei tanti deserti con i quali dobbiamo convivere e per cercare delle risposte alle domande di fondo della vita che la pandemia ha riportato in prima pagina. Un’opportunità, quindi, da non sperperare e da non buttare frettolosamente sulle ortiche. Ce lo ricorda papa Francesco: “Peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla”.

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