Commento al Vangelo domenicale
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Dio aspetta con pazienza la nostra conversione

Luca 13,1-9

In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».

Parole chiave: III Domenica di Quaresima (2), Vangelo (389)
Dio aspetta con pazienza la nostra conversione

Il Vangelo propone un trittico: i primi due pannelli contengono dei richiami ad avvenimenti storici che servono a Gesù per rivolgere altrettanti appelli alla conversione. Il terzo pannello è costituito dalla breve parabola del fico infruttuoso che il padrone della vigna vorrebbe abbattere, mentre il vignaiolo lo consiglia di attendere ancora un anno, prima di tagliarlo, per vedere se, dopo opportuni trattamenti, produrrà frutti. L’originalità dei primi due appelli al cambiamento consiste nel fatto che essi si inseriscono su avvenimenti di cronaca nera che erano noti a tutti.
Viene riferito a Gesù che alcuni galilei, durante il pellegrinaggio a Gerusalemme per la Pasqua per compiere i loro sacrifici come prescritto dalla legge mosaica, erano stati coinvolti in una sommossa contro la potenza romana occupante, rappresentata da Pilato. Il procuratore aveva fatto intervenire i suoi soldati e domare la rivolta, facendo uccidere i galilei che l’avevano alimentata. Alla morte di questi pellegrini era stata data la seguente interpretazione: quei galilei erano stati uccisi perché, essendo peccatori, erano stati così puniti da Dio. Infatti, secondo alcune concezioni religiose del giudaismo, la malattia e la morte violenta erano considerate come una punizione che Dio infliggeva per i peccati commessi. Gesù non condivide una simile spiegazione. Contesta il sistema farisaico e il conseguente pregiudizio religioso popolare che stabiliva una perfetta equazione tra peccato e castigo. Nel caso presente molti traevano questa conclusione: noi siamo giusti poiché non abbiamo meritato quella fine orrenda.
Per rendere più pressante l’appello alla conversione l’evangelista Luca richiama un secondo episodio, quello del rovinoso crollo della torre di Siloe che aveva causato la morte di diciotto persone. Probabilmente si trattava di una torre di difesa nelle vicinanze della piscina di Siloe. Gesù rifiuta la spiegazione che davano all’episodio i cittadini, secondo i quali le diciotto persone erano rimaste vittime del crollo perché più peccatrici di tutti gli abitanti di quella città.
Gesù non vuole allinearsi con quelli che amano vedere nelle disgrazie il dito di Dio giudice. Quei morti non erano più peccatori né più colpevoli degli altri. La loro vicenda ha, invece, un significato proprio per noi rimasti in vita e spettatori: la storia può essere spesso spezzata all’improvviso. Non si possono lasciar cadere nel vuoto gli appelli al dialogo che Dio intesse con noi.
Nel terzo pannello è riportata la parabola del fico infruttuoso. È caratterizzata da un dialogo tra il padrone della vigna e il vignaiolo. Gesù con questa parabola afferma con decisione che Dio accorda un periodo di tempo in cui tutti possono produrre frutti di conversione.
La parabola termina con l’assicurazione data al padrone della vigna: il vignaiolo si prenderà cura della pianta e le farà opportuni trattamenti per offrirle la possibilità di produrre frutti. La parabola, tuttavia, non intende affermare che dopo quest’ultima possibilità offerta di fruttificare, la pazienza di Dio si esaurisca e non accordi altri rinvii. Si propone non di indicare i limiti della misericordia di Dio, ma di affermare con chiarezza che Egli, nella sua bontà, accorda a tutti il tempo per accogliere il suo invito alla conversione.
Don Maurizio Viviani

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