Cinema
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Un omaggio a cos’era Broadway

Tutto può accadere a Broadway
(Usa, 2014)
regia: Peter Bogdanovich
con: Owen Wilson, Imogen Poots, Kathryn Hann, Will Forte, Rhys Ifans, Jennifer Aniston
durata: 93 min.
Valutazione Cnvf: consigliabile/brillante

Parole chiave: Tutto può accadere a Broadway (1)
Un omaggio a cos’era Broadway

Ci sono molti motivi per essere grati a Peter Bogdanovich. Pochi come lui, infatti, hanno saputo costruire un ponte tra il grande cinema classico della Hollywood anni Trenta-Quaranta e quello contemporaneo. Prima con un’appassionata e competentissima attività di giornalista e critico, che ha prodotto centinaia di articoli, interviste, programmi televisivi e alcuni libri fondamentali per qualsiasi appassionato di cinema.
Poi, una volta passato dietro la macchina da presa, realizzando alcuni film che dichiaravano esplicitamente, sia nella forma che nella sostanza, il debito verso il cinema precedente: da Bersagli (1968) al quel grande capolavoro che è L’ultimo spettacolo (1971); da Ma papà ti manda sola? (1972) a Paper Moon (1973); da E tutti risero (1980) a Dietro la maschera (1984).
Erano molti anni che Bogdanovich non tornava a dirigere un film. Arriva ora, con questa messa in scena di un testo scritto da lui e da Louise Stratten ancora una decina di anni fa, che doveva aver come protagonista John Ritter, bravo attore poco usato dal grande schermo (da noi famoso soprattutto per la sit-com Tre cuori in affitto), scomparso prematuramente. La parte di Ritter viene qui interpretata dall’ottimo Owen Wilson, che è Arnold Albertson, un regista che sta per mettere in scena uno spettacolo teatrale a Broadway e che ha la poco edificante passione di frequentare prostitute d’alto bordo, che lui a volte beneficia con donazioni assai munifiche, tanto da cambiare radicalmente la vita delle professioniste. Una di queste è Isabella Patterson (Imogen Poots), che da grande vorrebbe fare l’attrice e che, naturalmente, finisce a fare un provino nella commedia che ha Albertson come regista, concorrendo alla parte di una prostituta. Vita reale e vita immaginaria s’intrecciano in una girandola di situazioni, equivoci, colpi di scena e ribaltamenti degni della miglior tradizione hollywoodiana.
Non siamo di fronte a un film che segnerà la storia del cinema, però da molto tempo non capitava di vedere una commedia così ben scritta, interpretata, diretta. Come si legge in una didascalia iniziale: “Non permettiamo ai fatti di mettersi in mezzo a una lunga storia”. È cinema. È fantasia. È intrattenimento di gran classe, che un tempo era cinema medio e oggi, purtroppo, rappresenta un’eccezione. Ne è testimonianza il cameo finale di Quentin Tarantino, più o meno nella parte di se stesso, che di quel grande cinema è forse il definitivo e ultimo affossatore.

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