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Giorni perfetti tra abitudini ed eventi inaspettati

Perfect days
(Giappone-Germania, 2023)
Regia: Wim Wenders
Con: Kôji Yakusho, Tokio Emoto, Arisa Nakano,
Aoi Yamada, Yumi Asô
Durata: 123 minuti
Valutazione Cnvf: Consigliabile/poetico/adatto per dibattiti

Parole chiave: Perfect days (1), Film (103), Cinema (101)
Giorni perfetti tra abitudini ed eventi inaspettati

Una candidatura all’Oscar 2024 come miglior film internazionale decisamente meritata quella di Perfect days. La sceneggiatura, scritta a quattro mani dal regista Wim Wenders e dal produttore giapponese Takuma Takasaki, ha dato vita a una storia di straordinaria bellezza pur raccontando una routine ordinaria, per non dire quasi noiosa. Protagonista è Hirayama, un uomo di poche parole che abita da solo nella periferia di Tokyo. Vive ogni giorno quasi come stesse eseguendo un solenne cerimoniale. Lettore accanito, appassionato di musica anni ‘60-70 ascoltata rigorosamente su audiocassette con il mangianastri della sua automobile, svolge con passione e precisione il suo lavoro di uomo delle pulizie dei bagni pubblici del quartiere di Shibuya. Appassionato di fotografia su rullino, sprovvisto di smartphone, amante delle piante. È sereno e in pace con il mondo, non perché abbia avuto una vita facile (da quel poco che si riesce a conoscere della sua storia, si può intuire che fatiche e dolori non gli sono mancati), ma perché si è rappacificato con il suo passato. Sono gli incontri imprevisti e le relazioni costruite gli elementi che riescono a rendere uniche le giornate, che sembrano apparentemente tutte uguali: il giovane collega di lavoro che, sempre in ritardo, giudica ogni situazione e ogni persona con voti da 1 a 10 e corteggia una ragazza ancora più strana di lui; un anziano ballerino di kabuki nei parchi della città; un avversario sconosciuto per una partita a tris; un bambino che piange perché ha perso di vista la sua mamma al parco e la lista potrebbe proseguire ancora molto. Abitudini quotidiane ed eventi inaspettati che rendono perfetto ogni giorno trascorso, come dice il titolo.

Ma non è solo la sceneggiatura a rendere meritevole questa pellicola. Innanzitutto, la “confezione” è a dir poco magistrale. L’interessante scelta dell’aspetto in 4:3 rispecchia decisamente la personalità di Hirayama, uomo pratico e analogico, poco incline al digitale. La fotografia curatissima, le inquadrature lente, scorci di paesaggi e primi piani in stile quasi documentaristico trasmettono a chi guarda un misto di stupore e nostalgia. La selezione dei brani rock che fanno da colonna sonora interamente diegetica è impeccabile.

Pur nella sua ricercatezza e nell’elevata qualità tecnica, il film non risulta un prodotto “per pochi intenditori”. L’ultima opera di Wenders riesce a regalare diverse emozioni a qualsiasi spettatore: riempie gli occhi di bellezza e trasmette serenità. Il pubblico non vedrà una particolare evoluzione del protagonista, ma si alzerà dalla poltrona con la sensazione che qualcosa sia cambiato dentro di sé.

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