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Sacrificio dell’Arma negli anni di piombo

Autori Vari
Carabinieri per la democrazia. Storie dei caduti dell’Arma nella lotta al terrorismo
Mondadori
Milano 2018
pp. 160 - euro 19

Sacrificio dell’Arma negli anni di piombo

Quel 16 marzo 1978 era giovedì. Al mattino presto si parlava soprattutto di Juventus-Ajax, quarti di finale dell’allora Coppa dei Campioni. I bianconeri, che la domenica successiva avrebbero battuto per 1-0 l’Hellas, la sera del 15 avevano superato gli olandesi ai calci di rigore.
Quel 16 marzo, a Roma era previsto alla Camera il dibattito e il voto di fiducia per il quarto Esecutivo presieduto da Giulio Andreotti. Per la prima volta dal 1947, il Partito comunista avrebbe sostenuto dall’esterno il nuovo governo. Principale artefice di ciò era stato Aldo Moro, presidente della Dc.
A Montecitorio Moro non arriverà mai. Alle 8.55 un commando delle Brigate Rosse attacca in via Mario Fani l’auto sulla quale si trova lo statista democristiano. Un brigatista uccide l’autista Domenico Ricci, appuntato dell’Arma; il maresciallo Oreste Leonardi, che accompagna Moro da anni, viene colpito a morte così come il brigadiere Francesco Zizzi e l’agente Giuliano Rivera, i due poliziotti che si trovano sull’altro veicolo. L’agente Raffaele Iozzino è l’unico che riesce ad esplodere due colpi prima di venire falciato da 17 dei 91 colpi calibro 9 parabellum e 7,65 sparati dai brigatisti. Moro viene caricato su un’automobile e poi trasbordato su un furgoncino.
Per disposizioni normative il caposcorta avrebbe dovuto essere il brigadiere della Ps Zizzi, ma vuoi per il grado rivestito, vuoi perché è la sua ombra dal 1963, il caposcorta di Aldo Moro è il maresciallo dei carabinieri Leonardi. La sua storia e quella dell’appuntato Ricci sono raccontate da Giovanni Bianconi nel volume collettaneo Carabinieri per la democrazia. Storie dei caduti dell’Arma nella lotta al terrorismo, pubblicato dalla Mondadori all’inizio di quest’anno in cui si ricordano proprio i quarant’anni della strage di via Fani e dell’assassinio di Moro.
Aperto da una prefazione di Paolo Mieli e da un’introduzione di Tullio Del Sette, comandante generale dell’Arma sino al 15 gennaio scorso, il volume si sofferma su episodi conosciuti ed altri poco noti o dimenticati (come l’attentato dinamitardo alla stazione di Verona Porta Nuova sventato nella notte del 28 agosto 1970 da un sottufficiale della Polfer), non trascurando le vedove, gli orfani, i genitori segnati dal piombo dell’eversione o da pezzi deviati delle istituzioni; eh già, perché nel capitolo curato da Carlo Lucarelli si ricorda pure la strage di Peteano, il 31 maggio 1972. Persero la vita tre carabinieri a causa di una 500 riempita di esplosivo da due terroristi di Ordine nuovo coperti da due ufficiali dell’Arma, come confermerà la Cassazione il 12 maggio 1992.
Il loro sacrificio, così come quello di tutti gli altri 33 militari della Benemerita ricordati dai 7 autori, però è sempre vivo e nel cuore, come ha scritto Del Sette citando Ungaretti, “nessuna croce manca”.

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