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Il settimanale diocesano, risorsa spesso snobbata

Giorgio Zucchelli
Il settimanale diocesano questo sconosciuto
Libreria Editrice Vaticana
pagg. 512 – 20 euro

Parole chiave: Il settimanale diocesano (1)
Il settimanale diocesano, risorsa spesso snobbata

Un libro ponderoso, di oltre 500 pagine, ben articolato, dai contenuti per nulla scontati, bensì con un po’ di pepe, quanto basta, come nelle migliori ricette di cucina, e quindi destinato a far discutere, sin dal titolo – Il settimanale diocesano questo sconosciuto – e dalla foto della sovracoperta, che raffigura due gruppi di persone a formare un grosso punto interrogativo, con tanti punti di domanda sullo sfondo. Questioni che Giorgio Zucchelli, sacerdote cremasco, direttore de Il nuovo Torrazzo e presidente della Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici) per due mandati, dal 2005 al 2010, pone già nel sottotitolo del volume, pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana: scoprire le 194 testate delle Chiese italiane. Cosa sono, come si fanno, avranno futuro?
Purtroppo i prodotti editoriali di ispirazione cattolica pagano all’origine uno scotto nella stessa base ecclesiale e anche tra il clero i quali faticano a percepirne l’importanza e l’incisività che possono avere, parlando a tutti, anche a coloro – la maggioranza – che non frequentano la Chiesa. Questo deficit viene ad essere ancor più accentuato da un marchio – essere definiti come Avvenire “il quotidiano dei vescovi” o, nel nostro caso, “il settimanale della Curia” – che non viene appioppato ad alcun’altra pubblicazione, come se le testate laiche non avessero una proprietà, spesso invece assai composita e con variegati interessi anche – talora soprattutto – al di fuori del mondo dell’editoria.
L’opera di don Zucchelli non intende essere l’ultima fotografia di gruppo, come quella scattata alla fine della scuola, vista la crisi prolungata che sta attraversando tutto il settore editoriale, ulteriormente accentuata dai drastici tagli dei contributi pubblici. Egli si propone invece di ridare speranza e rilanciare la stampa diocesana, per esempio mediante meccanismi virtuosi di integrazione con il web, nella consapevolezza che giornali come quello che avete tra le mani o state leggendo nella versione digitale, sono “avamposti dell’evangelizzazione”, voci in grado di “arrivare anche là dove gli strumenti tradizionali della pastorale non arrivano più”. Di conseguenza se queste testate chiudono, le chiese locali corrono il rischio di rimanere afone. Infatti Zucchelli sostiene che le pur ottime iniziative editoriali della Chiesa italiana (Cei) “faticano a radicarsi nei territori e quindi a incidere nella cultura. Avvenire (definito nel libro un giornale di élite e non di popolo per la sua scarsa vicinanza ai territori, ndr) non è mai veramente decollato, i prodotti televisivi e radiofonici non sfondano”.
Diverse sono le tipologie delle 194 testate, per una tiratura settimanale complessiva di 800mila copie. Vi sono giornali di informazione legati al territorio (è il caso di Verona Fedele) “interessati all’intera realtà sociale, politica ed ecclesiale”; testate di appartenenza che offrono solo notizie ecclesiali o temi sociali; settimanali d’opinione o di formazione il cui scopo primario è quello di far passare le idee cattoliche. L’autore, anche analizzando casi specifici, evidenzia che abbandonare l’informazione pur di risparmiare o chiuderla nell’orizzonte ecclesiale diocesano è “proprio la medicina sbagliata: i giornali d’opinione non sopravvivono da nessuna parte”.
Nonostante alcune proposte, in qualche caso suggestive, avanzate da Zucchelli siano opinabili, oltreché di difficile e onerosa attuazione, non si può comunque dire che al direttore de Il nuovo Torrazzo manchi il coraggio. Frutto non ultimo dell’esperienza accumulata alla guida della Fisc e della fortuna di dirigere da 25 anni il giornale di una piccola diocesi non capoluogo di provincia – e quindi senza la concorrenza forte di un quotidiano locale –, con una grande tiratura in proporzione agli abitanti e dove gli abbonati ricevono il settimanale puntualmente al sabato (giorno di uscita) da appositi incaricati, senza dover subire i frequenti disagi di un servizio postale non più all’altezza.

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