La scuola siamo noi
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La didattica tornata “in presenza” ci insegna a capire la sua assenza

Favorisce il dibattito critico, trasmette emozioni, valorizza l’insegnamento, aumenta l’attenzione...

Parole chiave: La scuola siamo noi (17), Scuola (90)
La didattica tornata “in presenza” ci insegna a capire la sua assenza

Quest’anno il Governo si è dato tra i principali obiettivi quello di far tornare a scuola gli studenti “in presenza”, considerando così una parentesi da chiudere il più in fretta possibile la didattica digitale a distanza.
Anche il nostro settimanale diocesano ci ha invitato a riprendere “in presenza” l’appuntamento con la rubrica “La scuola siamo noi” e ringraziamo la direzione per l’opportunità offerta alla Consulta diocesana di pastorale scolastica e a tutti quelli che hanno a cuore la scuola di poter incontrare un più vasto pubblico da queste pagine.
Venendo al nostro tema, possiamo considerare che certamente la scuola è un ambiente da vivere realmente e non virtualmente, perché non si tratta di trasmettere contenuti, ma di educare, formare, aiutare a crescere come persone e cittadini. Speriamo che l’andamento della pandemia nei prossimi mesi rimanga sotto controllo e che si possa così rendere effettiva questa presenza in classe degli alunni e dei professori, e che i corridoi risuonino delle grida dei più piccoli e delle discussioni dei più grandi, le aule della voce di docenti e studenti, gli edifici scolastici siano pieni della vita e del futuro del nostro paese.
Cerchiamo però di renderci conto di che cosa vuol dire tornare ad essere a scuola “in presenza”. Non può essere infatti questo un semplice ritorno alla situazione pre-Covid, come se l’epidemia non ci avesse insegnato nulla, perché, come ben sappiamo, non tutto era al meglio nella scuola di due anni fa.
Anzitutto presenza vuol dire “esserci con la testa e con il cuore”, cioè vivere una partecipazione in modo pieno, anche emotivamente, a ciò che si sta per fare. Gli studenti imparano se si lasciano coinvolgere e se quanto stanno apprendendo viene trovato significativo per la loro vita.
Anche il docente insegna con efficacia se quanto trasmette non viene preso da un freddo archivio di dati, ma se assieme ai contenuti della disciplina mette anche la propria passione e l’amore per gli studenti che ha davanti, vedendoli prima di tutto come persone che hanno bisogno di quello che sta dando non solo per la loro testa, ma anche per il loro cuore e le loro mani.
Presenza vuol dire anche “dialogo” e “incontro”. Essere presenti significa quindi essere attenti a chi abbiamo vicino, che non può essere semplicemente un estraneo accanto a noi, come accade con i vicini nell’autobus cittadino. Il vero apprendimento favorisce la crescita delle relazioni, perché sgorga non da uno studio isolato di libri, ma da un confronto rispettoso e franco con chi abbiamo vicino, anche se non la pensa come noi.
La scuola “in presenza” favorisce il dibattito critico e il dialogo costruttivo, non solo tra insegnante e allievi, ma anche tra studenti. Inoltre dovrebbe emergere sempre di più l’importanza di una presenza anche delle figure spesso nascoste e quindi dimenticate, molte volte considerate di secondo o terzo piano, come il personale ausiliario delle pulizie e della mensa.
Sono questi infatti che sanificano gli ambienti, li rendono vivibili e fruibili, e se non ci fossero, non potremmo certamente essere a scuola “in presenza”. Ogni persona quindi è importante perché dona la sua professionalità nella scuola.
Infine essere in presenza significa mettersi in gioco in tutto noi stessi nella verità di chi siamo e di come siamo. Si è molto scherzato nel periodo del lockdown sui lavoratori in pigiama, ora si tratta di condividere non solo un mezzobusto davanti ad uno schermo, ma la totalità della nostra persona.
Si comunica e si impara non solo con le parole, ma anche con il linguaggio non verbale, composto di gesti, movenze, abitudini, senza nascondersi dietro maschere che rendono l’apparire migliore dell’essere. Quest’operazione è molto più facile a distanza; ma se non stiamo attenti, anche in presenza potremo fingere di essere quello che non siamo. Un nuovo ritorno a scuola, quindi ci renda tutti attenti a vivere la verità dei nostri rapporti.
In questo nostro ragionamento andrebbe affrontato il tema della presenza in edifici e aule adeguate, senza classi “pollaio”, in laboratori attrezzati per un apprendimento non solo teorico, in strutture e situazioni che diano dignità a chi vi partecipa. Ma su questo torneremo un’altra volta.

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