Editoriale

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C’è una linea, e possiamo rintracciarla fin dagli albori del suo pontificato, che appare sempre più definita nel papato di Francesco. È quella della misericordia. Un tema che egli declina con la grammatica dell’inclusione. Tradotto in parole più semplici – e quali meglio delle sue? –: realizzare una riforma missionaria della Chiesa che la renda capace di incontrare ogni povertà e periferia per portare ad esse il Vangelo della misericordia...

La cambio io la vita che/non ce la fa a cambiare me (...)/portami al mare, fammi sognare/e dimmi che non vuoi morire... Sono passati quasi venti anni da quando Patty Pravo cantava questa canzone. Oggi, stiamo attraversando una fase di cambiamento epocale: dalla cultura, all’economia, alla politica. Il costume e i valori di riferimento, le relazioni sociali e le forme di rappresentanza e rappresentazione politica, le imprese e i mercati si allontanano sempre più dal modello con il quale li abbiamo identificati e vissuti fino a qualche tempo fa.

Nell’estate più torrida degli ultimi decenni, tutti abbiamo un’idea unica in testa: “Quando potremo prenderci un po’ di tregua?”. Rinfrescarci il corpo dal clima africano, ma anche liberarci la mente da questo clima sociale surriscaldato al punto che le persone sentono evaporare, con i liquidi del corpo, anche l’uso della ragione. Ecco che le ferie arrivano giuste come la manna dal cielo. Le tanto sospirate vacanze al mare, in montagna, al lago ci sembrano non superflue, ma veramente necessarie.
E così a voi, cari lettori, un sincero augurio di buone vacanze e anche alla nostra redazione un paio di settimane di pausa.

Una domenica sera estiva sul balcone di casa cercavo di intercettare qualche refolo ristoratore di aria fresca quando la mia attenzione è stata attratta da un nugolo di moscerini e insetti che ronzavano sotto il lampione dell’illuminazione pubblica...

Se la torcia non illumina ma incendia, quello che la regge non è una guida ma un piromane. Da qualche tempo nella nostra città si sta affermando una campagna d’informazione e d’opinione dai toni accesi, spesso aspri e polemici nei confronti dei profughi ospitati sul territorio veronese...

Capita, talvolta, per dire che si è alle prese con qualcosa di molto serio, di imbattersi in espressioni del tipo: “Qui non siamo mica al Grest...”. Niente di più sbagliato e fuorviante perché c’è Grest e Grest. Prendiamo, per esempio, una parrocchia di piccole dimensioni, attorno ai mille abitanti, che si ritrova per un mese un centinaio di bambini e ragazzi accompagnati da una cinquantina di animatori nell’età dell’adolescenza che condividono la giornata dalle 8 fino alle 17 con vari momenti di preghiera, compiti, giochi, lavoretti, teatro, ballo..., il pranzo insieme e naturalmente la doverosa appendice serale con le famiglie. Aggiungiamo infine l’appuntamento della celebrazione della Messa domenicale dove invece dei soliti “quattro gatti” che sono rimasti a casa dal mare o dai monti ti ritrovi la chiesa gremita come a Natale...

Se la Grecia è madre dell’Europa, la figlia non rischia solo di rimanere orfana. Rischia ben di più. Nel 2004 a Monaco un insolito confronto fra il filosofo Habermas e il teologo Ratzinger pose a tema la domanda: che cosa tiene insieme una comunità composta da una pluralità di culture, tradizioni, religioni, lingue diverse? Se uno dei compiti di questo giornale è suscitare domande e “dar da pensare”, a più di dieci anni di distanza la questione rimane pertinente e di grande attualità: che cosa tiene insieme l’Unione Europea? A parte le liti e gli accordi ambigui per non dire indecenti sull’immigrazione, la vicenda del rapporto tra Grecia e Unione Europea è emblematica nel disegnare lo stato delle relazioni del vecchio continente...

La Grecia economicamente ridotta a gambe all’aria, con conseguenze non solo sui suoi abitanti che non possono neppure disporre come vorrebbero dei propri soldi depositati nelle banche, ma anche sui nostri conti, visto il debito ellenico verso l’Italia che varia dai 40 ai 65 miliardi, secondo che vengano considerate o meno alcune variabili quali il fondo salva Stati e la liquidità di emergenza concessa agli istituti bancari greci. Con scarse speranze che quanto dovuto venga prima o poi rimborsato...

“La cultura del relativismo è la stessa patologia che spinge una persona ad approfittare di un’altra e a trattarla come un mero oggetto, obbligandola a lavori forzati, o riducendola in schiavitù a causa di un debito. È la stessa logica che porta a sfruttare sessualmente i bambini, o ad abbandonare gli anziani che non servono ai propri interessi”. Così papa Francesco nell’enciclica Laudato si’ (n. 123) presenta quella che è pure solito definire come “la cultura dello scarto”, tema che, come altri, sta passando non ingenuamente sotto silenzio...

È davvero strano questo Paese nel quale ci è dato di vivere generalmente bene, o quantomeno discretamente (se la corruzione non fosse così diffusa e le tasse così elevate, mannaggia!). Strano perché se da un lato sull’incremento dei flussi migratori via mare si scatenano battaglie politiche interne tra partiti ed esterne con gli Stati membri di un’Unione Europea sempre più simile ad un palloncino acquistato gonfio alla fiera e ripreso in mano floscio dopo tre giorni, dall’altro non si fa una piega dinanzi ai dati dell’Istat che ci assegnano un record poco invidiabile...