Editoriale

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Intolleranti e fanatici! Retrogradi e anacronistici! Altroché comprensivi e accoglienti, costruite steccati ed esclusioni! Siete senza comprensione e misericordia verso quelli che sono diversi da voi!
Riguardo alla recente manifestazione al Circo Massimo in favore della famiglia e per contrastare il Ddl Cirinnà, ne abbiamo sentite di tutti i colori. Oltre alla guerra dei numeri abbiamo assistito a convinte manifestazioni di sostegno e valutazioni critiche.

30 gennaio: Family Day al Circo Massimo di Roma. Si parte al mattino presto. Molto presto. C’è chi va in pullman, chi in treno, chi in auto. Sono amici, coppie, giovani, bambini, nonni, famiglie. Un twitter lo ha definito “un popolo resiliente”. È stata un’occasione per riaffermare la bellezza e l’unicità della famiglia. C’erano associazioni, movimenti, persone di diverse confessioni religiose e gente comune.

Di fronte ad una persona in grave difficoltà, chi non si metterebbe la mano sul cuore e forse anche in quel taccuino che ne è separato solo da una sottile fodera della giacca? Si può essere più o meno altruisti, ma nessuno rimane del tutto indifferente se riceve una richiesta di aiuto. Purché non si esageri, bene inteso. Così la questione sarebbe facilmente risolta in teoria...

Una favola africana racconta che i portatori indigeni di una carovana partita per un safari, erano soliti fermarsi durante la marcia – regolarmente e quasi fosse un rito – e non c’era verso di farli proseguire. Alla domanda di spiegazioni per la sosta che rallentava i tempi del viaggio, essi rispondevano che stavano aspettando che li raggiungesse l’anima.

C’è una corteccia da scorticare, un bunker nel quale far breccia ad ogni costo, un nemico da abbattere quanto prima. Non è lo spot pubblicitario dell’ultimo videogioco e nemmeno un insensato incitamento alla violenza, bensì l’esatto contrario, ovvero la sfida da vincere per costruire insieme la pace. Sì, perché questo ostacolo all’umana concordia e alla convivenza pacifica non ci è estraneo, ma poco o tanto è dentro ciascuno di noi, ci atrofizza il cuore e si chiama indifferenza...

Oggi si vive di comunicazione, di parole, eppure nonostante la straordinaria quantità di strumenti facciamo tanta fatica a parlare con le persone. Lanciamo un numero spropositato di messaggi tramite le nostre piattaforme che chiamiamo “social” mentre diventiamo sempre più “asocial”.

L’immagine stereotipata, presente nell’immaginario collettivo, è quella del clochard ricoperto da un pesantissimo cappottone persino nel cuore dell’estate, con ai piedi improbabili scarponi oppure scalzo o, ancora, con strati di carta e di cellophane tenuti insieme dallo spago a ricoprire le estremità inferiori. E talora con in mano un cartone mezzo vuoto di vino mentre proferisce frasi sconclusionate. Ma vi è pure una povertà estrema, esteriormente meno individuabile e più dignitosa, non per questo meno reale...

Rieccoci. Come ogni anno. Il Natale inquieta. Innesca polemiche, irritazione e proteste.
“Pretestuosa e ideologica” la scelta di cancellare la festa di Natale per “rispettare” e non offendere le diverse tradizioni religiose dei bimbi che frequentano l’istituto di Rozzano. “Grottesco e ridicolo” il tentativo di camuffare il Natale sostituendolo con rassegne ed eventi titolate al “Biancoinverno”...

Che il centro eserciti un fascino maggiore rispetto alla periferia, non è una novità. Immaginiamo per esempio se un impiegato postale da un minuscolo paesino di montagna venisse trasferito alla sede centrale oppure un artigiano o un commerciante avesse l’opportunità di svolgere la propria attività in centro storico piuttosto che nella anonima periferia, tutto ciò sarebbe certamente considerato un grande salto di qualità...

L’inizio dell’Avvento questa domenica ci ricorda che si stanno avvicinando a grandi passi le festività natalizie e con esse gli immancabili tormentoni e spot televisivi improntati al consumismo. Saremo informati – prima ancora che i fatti accadano: incredibile a dirsi, eppure tutti gli anni è così; o almeno vogliono farcelo credere – su quanto della tredicesima se ne andrà in regali, in cenoni e pranzi, in botti di fine anno, in vacanze sulla neve o in località più o meno esotiche, anche se il clima (e non mi riferisco certo a quello atmosferico) fa intuire che forse le grandi capitali europee e i viaggi all’estero in generale non saranno gettonati come nel recente passato...