Editoriale
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Riposiamoci: ci attende una grande sfida

Nell’estate più torrida degli ultimi decenni, tutti abbiamo un’idea unica in testa: “Quando potremo prenderci un po’ di tregua?”. Rinfrescarci il corpo dal clima africano, ma anche liberarci la mente da questo clima sociale surriscaldato al punto che le persone sentono evaporare, con i liquidi del corpo, anche l’uso della ragione. Ecco che le ferie arrivano giuste come la manna dal cielo. Le tanto sospirate vacanze al mare, in montagna, al lago ci sembrano non superflue, ma veramente necessarie.
E così a voi, cari lettori, un sincero augurio di buone vacanze e anche alla nostra redazione un paio di settimane di pausa.

Nell’estate più torrida degli ultimi decenni, tutti abbiamo un’idea unica in testa: “Quando potremo prenderci un po’ di tregua?”. Rinfrescarci il corpo dal clima africano, ma anche liberarci la mente da questo clima sociale surriscaldato al punto che le persone sentono evaporare, con i liquidi del corpo, anche l’uso della ragione. Ecco che le ferie arrivano giuste come la manna dal cielo. Le tanto sospirate vacanze al mare, in montagna, al lago ci sembrano non superflue, ma veramente necessarie.
E così a voi, cari lettori, un sincero augurio di buone vacanze e anche alla nostra redazione un paio di settimane di pausa.
Attenzione però. Al rientro dalle vacanze ci attendono dei compiti importantissimi. Non si tratta di riprendere il solito trantran fino alle prossime ferie, ma di iniziare nuovi percorsi sotto tutti i punti di vista. I problemi sono tanti, ma la questione non è di correre dietro ad essi, semmai è quella del lievito e del sale. Per me ciò significa costruire delle connessioni dove non ci sono, e tentare di fare un investimento comune su alcune tematiche.
Anche il messaggio che ci arriva dal pontificato di papa Francesco è incentrato sull’essere in relazione. Dopo la crisi finanziaria e le sue conseguenze, noi andremo o verso la radicalizzazione di quello che abbiamo già visto: si tratta del modello che organizza in maniera sempre più sistematica i singoli individui e i connessi affetti fondamentali dell’esistere mediante impianti tecnici più o meno efficienti. Oppure dovremo ripensare i rapporti che determinano l’abitare, le relazioni tra le famiglie, nel lavoro e con le nuove generazioni.
Il tema della relazioni costituisce la partita in gioco. Da qui nasce ogni considerazione sulla presenza dei cattolici nella società. E qui siamo in grave ritardo: non è dunque un caso se i Paesi europei di matrice cattolica non ce l’hanno fatta: c’è stato un salto tecnologico, economico, finanziario globale e si sono affermati i modelli improntati all’efficienza e al rispetto delle regole… mentre noi abbiamo una cultura basata sulla relazione e le regole le mettiamo in secondo piano. Ecco la nostra difficoltà in questa fase storica: mediare la nostra cultura “umana” con il nuovo che impone efficienza e decisione. In una parola, cattolicità e modernità dove si possono incontrare? E come usare la capacità di relazione per fare un passo in avanti? Questo problema è di tutti nel nostro Paese, cattolici e non.
Se questi sono i compiti che ci attendono dopo le vacanze estive, e decidiamo che non li vogliamo fare, non c’è problema: diventeremo una provincia periferica di qualche potere forte. Ma se le nostre comunità territoriali (in primis quella cristiana, ma anche quelle dell’associazionismo e dei corpi intermedi) ci provano, forse una strada la troviamo. Ricordiamo che il destino dell’Italia è intimamente legato alla vicenda della radice cattolica, con la mediazione della laicità. È dunque nostra responsabilità. Riposate dunque le stanche membra e rinfrescate la mente e il cuore. Ci attendono compiti non semplici.

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