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Famiglia, che sia la volta buona?

Il Family Act riordina le misure economiche incrementando i finanziamenti

Famiglia, che sia la volta buona?

Nuovi sostegni alla famiglia: che sia la volta buona? C’è del cauto ottimismo, perché dopo decenni chi governa sembra presentare un’idea chiara, ben articolata e soprattutto sostanziosa. La misura cardine è infatti un assegno universale per ogni figlio a carico, oltre a maggiori congedi parentali e misure per favorire la conciliazione vita-lavoro.
All’apparenza non ha l’aspetto della consueta proposta propagandistica per accalappiare consensi, ma di una novità strutturale. Troppo presto per festeggiare, però, perché il Family Act, il disegno di legge-delega proposto dalla ministra della Famiglia, Elena Bonetti, che ha ottenuto il via libera del Consiglio dei ministri lo scorso giovedì 11 giugno, ora dovrà affrontare il percorso parlamentare e poi serviranno i decreti legislativi applicativi. Insomma, nella migliore delle ipotesi si va a dicembre. E in sette mesi può succedere di tutto, specie con un governo così eterogeneo.
In qualunque caso sarà già troppo tardi, in Italia scontiamo un ritardo di almeno vent’anni nelle politiche di sostegno alla natalità. Lo sosteneva apertamente in alcuni incontri pubblici dei mesi scorsi il prof. Federico Perali, ordinario di Politica economica all’Università di Verona, spiegando che oggi non riusciremmo ad invertire la curva demografica anche se ci mettessimo a fare figli in massa, perché ci sono troppe poche donne in età riproduttiva.
Gli esperti la chiamano “trappola demografica” e vuol dire che allo stato attuale possiamo solo limitare i danni, non evitarli. A collassare non sarà solamente il sistema pensionistico, ma anche quelli assistenziale e sanitario. E cosa accade quando non si possono curare tutti i pazienti ce l’ha già insegnato l’emergenza Covid: il più debole viene scartato. Ecco perché c’è bisogno di un’autentica rivoluzione delle politiche familiari e prima ancora di una rivoluzione di pensiero: l’individuo narcisista di questa società dei consumi fatica a concepire la dedizione totale e incondizionata che un figlio richiede. Nel mondo degli “adultescenti” servono madri e padri.

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