Città
stampa

Qui Fondazione Cariverona: così immaginiamo il post-Covid

di NICOLA SALVAGNIN

Pronti a investire in Fiera e aeroporto Catullo ma a precise condizioni. E al Comune di Verona diciamo...

Qui Fondazione Cariverona: così immaginiamo il post-Covid

di NICOLA SALVAGNIN

«Ho letto la vostra intervista al sindaco di Verona», esordisce il presidente di Fondazione Cariverona, Alessandro Mazzucco. Un’intervista in cui c’era un preciso passaggio sulla sua fondazione: «Nella sua autonomia decisionale, Cariverona dovrebbe confrontarsi con gli enti territoriali che sono le istituzioni ‘a filiera corta’ con i cittadini. I bisogni e le nuove emergenze sociali non sono un fenomeno da studiare a tavolino, sono veronesi che si rivolgono alle istituzioni per segnalare nuovi problemi e avere soluzioni (...). Il bene comune, in questo momento storico di grande sofferenza economica, richiede di lavorare in squadra».
Ebbene, siamo qui, affermano all’unisono Mazzucco e il direttore Giacomo Marino. Ma con le nostre caratteristiche e nel rispetto di quanto la legge ci chiede. E cioè: «Sostenere finanziariamente progetti di difesa della società e di rilancio dell’economia, con un’ottica di medio-lungo periodo e non distribuendo soldi a pioggia. Così, non costruiamo nulla. Siamo un ente di diritto privato nato per il sostegno e lo sviluppo nell’ambito sociale del territorio che ci ha emanato, e cioè le province di Verona, Vicenza, Belluno, Ancona e pure Mantova», chiosa Mazzucco.

Insomma, e detto senza polemiche, la Fondazione Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza, Belluno e Ancona anzitutto non è la fondazione della città di Verona. La questione però è un’altra.Per molti anni e sotto un’altra presidenza, l’ente di via Forti è stato molto più di una stampella per il Comune di Verona. Diciamo che diversi bilanci comunali si sono felicemente chiusi grazie al provvidenziale “acquisto” di determinati immobili – non certo facili da piazzare sul mercato – che poi la Fondazione stessa si è incaricata di sistemare. Uno su tutti Castel San Pietro.
«Quando sono arrivato, ho trovato un patrimonio fortemente indebolito e per un terzo bloccato in investimenti immobiliari praticamente improduttivi e anzi bisognosi di ulteriori spese – continua Mazzucco –. Abbiamo dovuto cambiare strategia, perché i soldi che eroghiamo sul territorio sono il frutto di un patrimonio che deve rendere. Il direttore Marino sta solo ora invertendo il declino del patrimonio».
– Siete stati accusati di essere degli “speculatori”...
Interviene Marino: «Non possiamo fare investimenti se questi non sono motore di sviluppo dei territori. Nel contempo, a questi investimenti chiediamo per forza un ritorno, che può essere di duplice natura: o genera utili o incrementa il patrimonio della Fondazione. Non è speculazione, è proprio la logica che sottostà al nostro ente. Altrimenti non fa per noi».
– Si aprono ora due partite delicatissime per Verona e per voi: l’aeroporto Catullo e la Fiera, entrambi bisognosi di nuovi capitali.
«Ci saremo, ma rispettando quelle premesse – continua Mazzucco –. Sulla Fiera, ad esempio, il nostro investimento (siamo i secondi azionisti) non ha mai reso nulla e l’investimento stesso si è dimezzato in valore. Affronteremo l’aumento di capitale a condizione che non emerga una continuazione dell’attuale gestione».
– E sull’aeroporto?
«È un asset fondamentale oggi, ancor di più domani. Siamo disposti a mettere ancora soldi perché le prospettive post-pandemia sono buone. Se Marchi (il finanziere trevisano che guida Save, azionista di minoranza ma anche attuale gestore del Catullo, ndr) decidesse di vendere la propria quota, gliela compriamo domani».

– Tornando alla città, che sotto sotto lamenta la... scarsità di affetto nei suoi confronti?
«Oddio, se penso ai milioni di euro che stiamo spendendo solo per il restauro dell’anfiteatro... Vorrei solo far capire questo: non possiamo permetterci di fare investimenti per “chiudere buchi” o per sostenere cose che faranno del bene alla città, ma che per noi sono a ritorno zero. Per questo mi appello al sindaco: ci aiuti a mettere a reddito il nostro patrimonio immobiliare in città, così che possiamo avere più risorse da erogare. Quelle che abbiamo non sono infinite, anzi, e sono da ripartire su più fronti e più territori».
– C’è una fortissima richiesta di sostegno economico per quelle fasce di popolazione più colpite da crisi e pandemia.
«Lo sappiamo e faremo il possibile, mi creda. Ci appoggiamo molto alla Caritas diocesana, molto ben organizzata per venire incontro al bisogno. Ma per noi la logica, ieri come domani, deve essere quella di procurare ove possibile la canna da pesca per garantirsi un futuro, e non quella di distribuire momentaneamente del pesce».

L'intervista integrale è sul numero di Verona Fedele in edicola.

Tutti i diritti riservati
Qui Fondazione Cariverona: così immaginiamo il post-Covid
  • Attualmente 0 su 5 Stelle.
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • 5
Votazione: 0/5 (0 somma dei voti)

Grazie per il tuo voto!

Hai già votato per questa pagina, puoi votarla solo una volta!

Il tuo voto è cambiato, grazie mille!

Log in o crea un account per votare questa pagina.

Non sei abilitato all'invio del commento.

Effettua il Login per poter inviare un commento