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A Borgo Roma una mappatura per migliorare il quartiere

di FRANCESCA SAGLIMBENI

Associazioni e giovani uniti attorno a un progetto innovativo per ridisegnare la zona

A Borgo Roma una mappatura per migliorare il quartiere

di FRANCESCA SAGLIMBENI

Hai mai pensato a un Borgo Roma “vista mare”? Anche questo è possibile quando si ha a cuore la città in cui si abita e il desiderio di renderla un posto migliore. Certo, lo slogan pensato dai promotori della Fabbrica del Quartiere, per chiamare gli abitanti di questa macro-area urbana – giovani soprattutto – a diventare parte attiva dei processi di cambiamento necessari a raggiungere tale obiettivo, è più che altro un modo di dire. Ma l’idea sottesa al neonato progetto, finanziato da Fondazione Cariverona con 350mila euro (nell’ambito di un apposito bando a sostegno di iniziative di rete, volte appunto a stimolare “azioni di comunità”) è chiara: per rendere il proprio territorio più vivibile e, perché no, più bello, servono sempre il punto di vista e la collaborazione di tutti. E in tempo di pandemia più che mai.

Occorre uno sguardo “dal basso”, capace di intercettare i bisogni emergenti della comunità e discuterne insieme, sia tra cittadini medesimi che tra (e con) i professionisti della riqualificazione urbana e del welfare sociale. Due temi trattati spesso separatamente. Ma a torto. Perché «non possiamo pensare di migliorare un territorio (intervenendo, ad esempio, su edifici, servizi e infrastrutture), se poi trascuriamo la componente umana. Allo stesso modo, non possiamo concepire un vero welfare (benessere, ndr) sociale, e lasciare che il luogo in cui la collettività opera e dimora sia degradato o inospitale», spiega Michele De Mori, uno dei coordinatori del progetto.
La squadra è già pronta. Ed è formata, per una parte, da sette partner con capofila l’associazione di promozione sociale Cocai (architetti, urbanisti, avvocati, educatori, rappresentanti di diverse categorie di professionisti, cittadini accomunati dall’amore per la propria città), affiancata dal Comune di Verona, dalle associazioni Agile, Le Falie, Verona FabLab, le cooperativa sociali Energie Sociali e Reverse, Cosp Verona; per un’altra, da un nucleo di ragazzi e ragazze di Borgo Roma, dai 18 ai 35 anni, «che abbiamo voluto coinvolgere nella prima fase del progetto, ossia la mappatura di comunità, anche per rendere i futuri veronesi, dei cittadini consapevoli già nell’oggi». In pratica, i giovani “operai del quartiere” «sono incaricati di condurre interviste agli abitanti del proprio rione, esplorare il territorio individuandone punti di forza e di debolezza, e quindi condividere le necessità emerse, nonché i saperi acquisiti, con l’intera popolazione locale».

Una volta raccolto tutto questo materiale informativo, che costituisce una sorta di mappa umana, sociale e territoriale insieme, «la sfida sarà pensare a come e dove intervenire nel perimetro del quartiere, per renderlo più vivibile e qualificato possibile». Terminato questo passaggio – della durata di un anno – si passerà alla fase due, quella delle cosiddette azioni di rigenerazione. «Sarà allora che, attraverso attività dedicate, daremo concretezza pratica alle progettualità maturate in questa fase». Ed è qui che entreranno direttamente in gioco anche tutti gli altri partner della Fabbrica del Quartiere: la Compagnia Le Falìe e Agile, per le proposte culturali; FabLab per i corsi di alfabetizzazione digitale ai residenti; Reverse, per il coinvolgimento in laboratori artigianali sul riuso. «Dai mappatori cercheremo di capire in quale zona, essi stessi si sentono più a loro agio e perché. O viceversa, quale circostanza locale rende l’aggregazione, ossia l’inserimento sociale, più critica. E ancora, quali servizi funzionano, quali no, e quali sono del tutto assenti», ottenendo così un vero e proprio identikit di quartiere, su diversi livelli. «Questo sarà un utilissimo indicatore per capire dove e come andare a compiere i micro-interventi (su persone e territorio) che si svilupperanno nelle suddette direzioni». Un modo per rafforzare l’idea di comunità e creare un condiviso progetto di “spazio pubblico”.
Nel frattempo, in via Bruto Poggiani, presso il condominio sociale Il Borgo, la Fabbrica ha aperto una sede dove – oltre ad accogliere le attività dei mappatori – ha creato un luogo della collettività al quale strada facendo potranno accedere tutti i residenti, parrocchiani e associazioni del posto, desiderosi di condividere esperienze di auto-organizzazione. E fare, in sostanza, parte di questa “fabbrica” non solo di idee ma di concrete azioni di rinnovamento sociale e urbano. «I giovani stanno facendo la loro parte seguendo i laboratori di mappatura ospitati proprio in questa sala, dove possono lavorare su una grande mappa illuminata dell’intero Borgo Roma e altre mappe predisposte per poter disegnare e ipotizzare i futuri interventi», continua De Mori. L’impatto aggiunto è quello di offrire alle giovani generazioni di cittadini, allenati alla curiosità, all’osservazione di quanto li circonda e alla stessa progettualità, degli strumenti utili a orientare anche una loro futura professionalità, ma soprattutto a renderli cittadini consapevoli. In fondo, lo sviluppo del territorio è anche in mano loro.
Borgo Roma sarà il quartiere pilota del progetto, in quanto attualmente «una delle aree cittadine maggiormente soggette a trasformazioni urbane, per la buona riuscita delle quali è fondamentale interfacciarsi con la comunità», dice De Mori. Ma, chiaramente, sarà replicabile anche altrove. Insieme agli altri finanziati dal bando, «con questo significativo intervento – commenta il presidente di Fondazione Cariverona, Alessandro Mazzucco – operiamo nella Programmazione 2020-2022, e cioè nell’ambito dell’obiettivo strategico dedicato all’innovazione sociale, benessere, qualità della vita, per la creazione di comunità inclusive e coese».

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