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Storia di Giovangy, artista ma anche filantropo

di SILVIA ALLEGRI

La sua vista è deficitaria ma l’orecchio è assoluto

Storia di Giovangy, artista ma anche filantropo

di SILVIA ALLEGRI

Due doni bellissimi: l’amore per la musica e l'orecchio assoluto. Un terzo, pesante come un macigno: la retinite pigmentosa, una malattia dell’occhio che provoca la perdita progressiva della vista. È questa la dote ricevuta dalla vita da Giovanni Vangi, nato a Corato, in provincia di Bari, nel 1961, e da molti anni residente a Verona.

Fisioterapista, da poco in pensione, Giovanni, in arte Giovangy ha scelto, dopo molti anni di carriera musicale in cui ha prodotto cd e ha partecipato a concerti con diverse band, di uscire allo scoperto: il suo sesto cd, Autoctono, è un diario intimo, fatto di melodie e pensieri profondi, arricchito di un’ironia pungente e di riflessioni sulla società di oggi. E sulla necessità di coltivare, al di là di ogni difficoltà, i propri sogni e le relazioni che contano. Un cd, il suo, che è stato pubblicato integralmente in autonomia grazie a un programma di registrazione musicale digitale accessibile, Rapper, che gli ha permesso di presentare al pubblico un lavoro complesso e intenso.

“Non capii subito di essere non vedente, ero troppo piccolo e pensavo che tutto fosse uguale per tutti”. Con queste parole Giovanni ricorda in un suo scritto, che nelle sue intenzioni si potrà forse trasformare in un libro, i primi tempi all’istituto. Quando varcò quella soglia era un bambino di soli tre anni, che si ritrovò a imparare prima del tempo tante durezze nella vita.

Eppure a salvarlo, sempre, è arrivata la musica.Dalle maracas al pianoforte, dalla chitarra alla batteria, dal cembalo alla chitarra, elettrica e acustica. Giovanni col passare degli anni ne ha scoperti, amati e suonati tanti, di strumenti, da autodidatta, imitando gli amici, ascoltando ore e ore di  musica. Si è aggrappato a quel mondo interiore così ricco di bellezza, poesia, opportunità da consentirgli di andare oltre. E di esplorare il mondo dei suoni, senza mai abbandonare la passione per il canto.

Sono stati quelli gli anni della scoperta e della formazione. Anni duri, per lui: la famiglia lontana, la disciplina ferrea del collegio, le maniere brusche delle istitutrici, perfino qualche punizione corporale, insulti e solitudine. Ma oggi, andando indietro con la memoria, Giovanni è indulgente: nasce forse proprio in quella totale assenza di umanità da parte del mondo adulto il desiderio di stringere amicizie, legami con i bambini che condividevano con lui la camerata e le piccole avventure di adolescenti, tra scampagnate, giri in autobus, merende.

E già allora, ogni volta che poteva, Giovanni ascoltava la radio, azionava il giradischi, cantava: “Passavo giorni in saletta a suonare, estraniandomi dalla maggior parte degli allievi che invece giocavano a pallone o seguivano le partite di calcio alla radio o alla televisione”.

Parallelamente alla carriera di fisioterapista, che lo ha portato lontano dalla Puglia, facendolo arrivare a Verona, Giovangy ha dedicato e continua a dedicare tanta parte del suo tempo a progetti pensati per aumentare la consapevolezza delle persone sui delicatissimi temi della disabilità e dell’inclusività. C’è anche lui tra i fondatori di Voci Oltre Noi Lab, onlus impegnata nella diffusione di una cultura anti-specista e che promuove iniziative culturali, dagli spettacoli teatrali ai concerti, dai dibattiti agli incontri con i cittadini, focalizzate sul superamento delle barriere, architettoniche ma soprattutto mentali, per permettere alle persone con disabilità di avere una rete di relazioni appagante, libera da pregiudizi e improntata sul rispetto reciproco.

E veramente tutto è possibile, dove ci sono passione e buona volontà: lo si comprende pienamente osservandolo nel suo rifugio, una sala di registrazione straripante di strumenti musicali, dove si muove con disinvoltura incidendo canzoni, passando da uno strumento all’altro, cantando con trasporto, raccontando la genesi dei suoi testi. L’inclusione passa attraverso le note musicali e i fatti. Non i discorsi a tavolino. E Giovanni ne è la prova più chiara.

Sarebbero impossibili da elencare tutti i concerti, gli eventi, le band che hanno avuto Giovanni Vangi protagonista o elemento essenziale. Dalle sponde del Garda alle serate in tutta l’Italia, in compagnia di gruppi, ballerini, atleti, l’artista ha continuato a cimentarsi nella composizione di canzoni. Ma è solo in questi mesi che Giovangy è uscito allo scoperto, portando le sue canzoni dagli anni ’80 a oggi in diverse serate veronesi, iniziate a maggio e che proseguiranno fino all’autunno.

“Viaggiovangy”, questo il nome della rassegna, vede il musicista dialogare con altri grandi artisti veronesi. E dopo le prime due serate, rispettivamente con l’armonicista Antonio Canteri e il flautista Stefano Benini, sono in programma per l’autunno nuove date. Ma di cosa parlano le sue canzoni? Muovendosi a cavallo tra il rock melodico, il pop e a tratti il rap, Giovanni condivide la sua visione disincantata del mondo, osservando le incoerenze e le assurdità di una società che sembra spesso costringere le persone sensibili a vergognarsi della loro sensibilità, a camuffarla.

Per essere informati sull’attività artistica di Giovangi si può consultare il profilo Instagram @VociOltreNoiLab e l’omonima pagina Facebook. Le sue canzoni si possono ascoltare su Spotify e Youtube, e naturalmente durante i concerti dal vivo in programma nei prossimi mesi.

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