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Quando il bullismo corre sugli schermi

Cyberbullismo, seicento ragazzi in Gran Guardia per parlare di prevenzione

Quando il bullismo corre sugli schermi

Messaggi d'odio, foto umilianti, aggressioni amplificate dalla rete. Il cyberbullo si serve della tecnologia per fare del male agli altri. Per questo è necessario parlare ai ragazzi, lavorando sul fronte educativo per formarli a un uso consapevole dei dispositivi informatici, a partire dai banchi di scuola. 

Qualche giorno fa, a Verona, ci ha pensato #cuoriconnessi, la prima tappa veneta della campagna nazionale promossa dalla Polizia di Stato. Seicento studenti si sono ritrovati in Gran Guardia per riflettere sul tema, con filmati e testimonianze dirette.

Obiettivo: far comprendere le conseguenze devastanti del cyberbullismo. I messaggi, le immagini e i video caricati in rete, infatti, oggi si propagano in maniera incontrollata; restano sul web per sempre, creando situazioni che in alcuni casi possono avere anche conseguenze drammatiche, come purtroppo ci ricordano periodicamente le cronache. 

«La legge del 2017 sul cyberbullismo ha stabilito linee direttive che hanno inciso sia sotto l’aspetto repressivo, con la tipizzazione di una condotta penale ad hoc, sia sotto l’aspetto preventivo, introducendo l’ammonimento del Questore. Se è vero, dunque, che una misura di prevenzione di esclusiva competenza dell’Autorità provinciale di pubblica sicurezza può contenere i possibili comportamenti devianti, è anche vero che per promuovere un profondo cambiamento culturale occorre andare oltre lo strumento legislativo, cercando di lavorare a stretto contatto con i ragazzi», sottolinea Ivana Petricca, Questore di Verona.

«La Rete, che è un’opportunità straordinaria per i giovani, non crea nulla ma amplifica disagi e situazioni già presenti nella vita di ogni giorno – aggiunge Alessandra Belardini, dirigente del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni per il Veneto –. È compito di ciascuna istituzione rendersi non solo promotrice di momenti di riflessione, ma creare sinergie di sicurezza cosicché piccole regole condivise sul web offrano grandi opportunità di prevenzione e salvaguardia delle fasce più deboli, specialmente quelle di giovane età».

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