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Baby gang, «prevenire è meglio che arrestare»

di VALENTINA SOAVE
Parla il neo-questore Massucci su una piaga che cresce in città 

Baby gang, «prevenire è meglio che arrestare»

di VALENTINA SOAVE
Prevenire è meglio che curare, recita l’adagio. Fa un certo effetto sentirlo pronunciare dal nuovo questore di Verona, Roberto Massucci, da inizio aprile a capo della Polizia. Lo sottolinea più volte, specie quando i reati riguardano i giovanissimi che rischiano di rovinarsi per sempre la vita. Come nel caso delle cosiddette “baby-gang” di minorenni che, in centro città, si sono rese protagoniste delle cronache locali con episodi di rapine, furti, lesioni e traffico di droga.
«Educare alla responsabilità è un compito delicato, ma genitori, nonni, insegnanti ed educatori sappiano che la Polizia è al loro fianco per fare prevenzione, prima che vengano commesse delle violazioni di legge», ha detto al teatro Stimate, rivolgendosi alla platea invitata da Agesc Verona. Un gesto forte e concreto, ad esempio, è stata la convocazione in Questura di un gruppo di giovanissime, dai 14 ai 17 anni, protagoniste di episodi di bullismo nei confronti dei coetanei. Massucci le ha chiamate nel suo ufficio insieme ai genitori, per dar loro una “scossa”.
«È importante intervenire prima che vengano commesse delle violazioni di legge – ha spiegato il questore, che è pure papà di tre figlie –. Cerchiamo un confronto quando le condotte sono sbagliate, facendo presente che la violazione delle norme, soprattutto penali, comporta delle investigazioni che poi hanno delle conseguenze gravi, che cambiano la vita». Una fedina penale macchiata preclude tante possibilità. Come l’accesso futuro a concorsi pubblici, per dirne una. «È importante rendere i nostri ragazzi consapevoli delle conseguenze che hanno i loro comportamenti: si deve avere la sana paura delle conseguenze. Anzi direi che bisogna avere il coraggio della paura delle conseguenze, perché la paura non è un fatto di vigliaccheria: lo è avere un atteggiamento di prevaricazione nei confronti degli altri – ha sottolineato –. Noi adulti dobbiamo essere vicini ai giovani per dar loro il coraggio di affrontare le paure con la cosa migliore da fare, cioè con l’impegno».
Il fenomeno delle “baby-gang” è uno dei primi grattacapi che il nuovo questore si è trovato a fronteggiare. «Commettono atti criminali, vantandosene poi sui social, non perché abbiano bisogno di arricchirsi rubando un paio di scarpe o una borsa, ma per manifestare la loro presunta superiorità e affermarsi: è un problema che non si risolve solo con la repressione, occorre capire le dinamiche che lo causano e per questo ho intenzione di coinvolgere anche l’Università di Verona», ha spiegato. Liquidare tutto con un “mettiamoli in carcere e buttiamo le chiavi” non è una soluzione, specie quando si parla di minori. «Attenzione a dire: “Non ci sono più i giovani di una volta”, come spesso sento pronunciare agli adulti: trent’anni fa ero in servizio a Verona e qui si sparava e si moriva di tossicodipendenza. Quindi prima di dire che questi ragazzi sono una generazione persa, proviamo a ragionare su che cosa abbiamo sbagliato noi adulti e se davvero abbiamo trasmesso regole e valori condivisi», ha concluso. 

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