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«Io che ho toccato il fondo dico ai ragazzi: scegliete di vivere la vita e non le sostanze»

Dalla prima canna alla cocaina: la storia di Paolo, ex tossicodipendente

Parole chiave: Sostanze (1), Droga (5), Giovani (99)
«Io che ho toccato il fondo dico ai ragazzi: scegliete di vivere la vita e non le sostanze»

Giovanissimi sempre più attratti dalle droghe: il 30% degli studenti veronesi, nella fascia fra i 13 e i 19 anni, dichiara di aver usato almeno una volta delle sostanze stupefacenti, anche a scuola. Un comportamento che non è percepito come dannoso per la salute, anzi: si inizia sempre prima, ignorando il rischio di scivolare con facilità nella dipendenza e di ritrovarsi in cura ai Sert prima ancora di compiere vent’anni. 
La testimonianza di Paolo, che ci ha raccontato il suo percorso per uscire dalla dipendenza.
«Viviamo con un marchio indelebile: quello di ex tossicodipendente, di chi è stato in comunità…». C’è amarezza nelle parole di Paolo. Più volte, in un dialogo fitto di dettagli che descrivono la parabola della caduta e della successiva rinascita, si chiede: «Perché le persone non vedono la fatica che abbiamo fatto per riprendere in mano la nostra vita?». 
È una prospettiva diversa la sua: di chi, oggi trentenne, è consapevole di essersi lasciato sfuggire i momenti belli della giovinezza. Le tappe che dovrebbero essere normali: la scuola, il lavoro, il matrimonio, la formazione di una famiglia. Anni che, invece, ha passato a inseguire «la sostanza». O meglio, il mondo di apparente leggerezza ed euforia in cui la sostanza lo portava a trascorrere le giornate, ma che in realtà era un continuo ritrovarsi sull’orlo del baratro. A toccare il fondo ci è finito davvero. Ed è stato allora che ha scelto di riprendere in mano la sua storia da dove l’aveva interrotta, nell’adolescenza: ammettendo di avere un problema, entrando in una clinica e poi in una comunità per disintossicarsi, ricominciando a frequentare la scuola serale per conseguire un diploma nel settore alberghiero, mettendoci quello sforzo che pochi riconoscono. 
«Se qualcuno mi avesse raccontato a cosa andavo incontro, forse le cose sarebbero andate diversamente», confessa, sottolineando il valore della testimonianza. La voce di chi in bilico su quel burrone profondo si è trovato veramente poteva essere un appiglio. Perché quando sono gli insegnanti o i genitori a dirti che “la droga fa male” è come se le frasi non avessero peso. Ne osserva di giovani che sono nella sua stessa condizione di quando, appena dodicenne, si è avvicinato alle sostanze: «L’alcol e le prime bevute alle feste, le sigarette. Al primo anno delle superiori le canne. Erano una forma di evasione dalla noia, un modo per ribellarsi ed essere accettati dagli amici». Nel paese in cui viveva erano una ventina i ragazzi a riconoscere nello sballo l’unica alternativa possibile a una quotidianità che sembrava non avere nulla di allettante. Con un bilancio, a distanza di tempo, impietoso: alcuni coetanei sono tuttora tossicodipendenti, altri sono morti a causa dell’abuso di stupefacenti. Da quindicenne nelle sere in discoteca si sballava di pasticche. Infine per soddisfare il desiderio di spingersi oltre, complici le cattive frequentazioni, ha iniziato a fare uso di cocaina. Finché, dopo un incidente e il ricovero in ospedale, la verità è venuta a galla: «Un tossicodipendente capisce di sbagliare se esce allo scoperto», confessa, ripensando alla decisione di venirne fuori. 
«Ho scelto io di disintossicarmi ed entrare in comunità: avevo bisogno di regole, di orari da rispettare. Non è stato per niente facile. Il percorso che ho fatto è stato lungo, ma è servito a darmi fondamenta solide su cui muovermi. La paura di ricascarci rimane, ma adesso che ho capito cosa di me cambiare e migliorare ho gli strumenti per affrontare la vita», conclude. Un messaggio lo lascia ai giovani che pensano di trovare evasione nelle sostanze: «Scegliete comportamenti sani, visitate un museo o dedicatevi ad attività culturali. Trovare delle alternative è possibile». 

 

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