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Gli spazzini del lago a caccia di rifiuti

Un folto gruppo di volontari ha ripulito il fondale adiacente al lungolago Lenotti, a Bardolino. Trovando di tutto...

Parole chiave: Lago di Garda (15), Ambiente (22), Volontariato (88), Ecologia (21)
Gli spazzini del lago a caccia di rifiuti

La giornata è splendida e cielo è limpido sul lungolago Francesco Lenotti di Bardolino, domenica mattina. Quasi quaranta subacquei sono pronti per immergersi nelle acque del lago per ripulirne i fondali, dal porto fino al lido Cornicello e fino a circa cinquanta metri dalla riva. Ad aver organizzato la giornata è l'associazione subacquea “Up And Down Diving School”, con il patrocinio del Comune e la collaborazione attiva del movimento ambientalista internazionale “Sea Shepherd” e il Moto Club Bardolino. «L'iniziativa di pulire i fondali del lago ci è venuta ancora molto tempo fa – precisa il presidente e fondatore della diving school, Mirko Ferrarese – perché notiamo tanti rifiuti durante le immersioni, ma non abbiamo organizzato qualcosa ufficialmente finché non ci siamo definiti come gruppo e finché non abbiamo trovato degli sponsor che ci sostenessero. Molta gente sembra non curarsi di quello che fa, magari perché non ci pensa, e così nel lago finiscono non solo mozziconi di sigarette, sacchetti o cartacce, ma anche rifiuti ben più ingombranti. Sul fondale si trova davvero di tutto: dagli pneumatici fino a biciclette, tavoli e sedie... Anche se sospetto che i fiumi siano messi pure peggio».

Purtroppo tutti questi materiali non c'entrano nulla con il lago, un ecosistema già di per sé molto delicato e sfruttato. Ecco allora che una mattinata di raccolta rifiuti di questo genere diventa importante non solo perché aiuta attivamente il territorio, ma soprattutto perché lancia un forte messaggio a tutti coloro che ci vivono o che ci vengono semplicemente in villeggiatura.

«La nostra idea – prosegue Mirko – è quella di sensibilizzare la gente a pensare a quello che fa prima che lo faccia, in modo che il Garda possa continuare a essere il piccolo angolo di paradiso che è, e magari addirittura migliorare, anche se ovviamente ci auguriamo che non sia solo il lago di Garda a migliorare, ma tutto il nostro pianeta».

I sub sono ben consapevoli dei rischi che soprattutto alcuni materiali possono apportare non solo alla salute del bacino, ma anche a quella dell'uomo. «Ci pensiamo ancora troppo poco, ma materiali come il nylon, o anche quello dei sacchetti biodegradabili, una volta in acqua per molto tempo comincia inesorabilmente a sfaldarsi e ad assomigliare sempre più ad alghe o plancton di cui si nutrono molti pesci. Ne consegue che più plastica buttiamo nei bacini idrici, più sarà alto il rischio di ritrovarcela per così dire nel piatto, quando mangiamo il pesce».

Per questo Mirko e i sub in realtà svolgono il lavoro di “netturbini” del lago in tutte le loro uscite. «Una volta abbiamo trovato una rete incagliata sul fondo – ricorda Ferrarese, che ha iniziato ad appassionarsi alle immersioni nel 1998, durante un viaggio a Sharm El Sheik – e l'abbiamo fatta riemergere e portata a riva».

Per questa “uscita ecologica” la Up And Down ha scelto il lungolago Lenotti in accordo con l'amministrazione comunale proprio perché risulta quella più soggetta a inquinamento, dato anche l'ingente numero di manifestazioni che vi si svolgono. Ad aiutarli c'erano i “ragazzi” del Moto Club di Bardolino, che hanno dato una mano da terra, separando i rifiuti raccolti dai sommozzatori e dal movimento Sea Shepherd, nato circa quarant'anni fa grazie al capitano Paul Watson con campagne contro lo sterminio delle foche in Canada.

Da allora il gruppo, cresciuto a livello internazionale, ha proseguito nella sua missione di fermare la distruzione degli ecosistemi marini.

Nel frattempo, sul lungolago Lenotti vengono fatti arrivare pneumatici, lampioni pubblici, occhiali, bicchieri di vetro, dieci metri di moquette, pezzi di imbarcazione, coni segnaletici, pentole e... il proverbiale scarpone. Ma è soprattutto la plastica a emergere con più frequenza.

«Ultimamente si è parlato molto dell'inquinamento delle acque causato dalla plastica alla deriva – afferma Mirko – e questo è un tema che ovviamente sta a cuore a chi, come noi, ha scelto questa pratica sportiva e la pratica con senso civico ed ecologico. Siamo contenti di sapere che finalmente se ne parla maggiormente, è giusto sensibilizzare l'opinione pubblica. Noi intanto oggi abbiamo dato il nostro tempo e il nostro impegno».

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