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Gli alti pascoli avranno più acqua: un aiuto alle malghe di montagna

di MARTA BICEGO
Condotta idrica da Dolcè permetterà di superare i ricorrenti periodi di siccità

 

Gli alti pascoli avranno più acqua: un aiuto alle malghe di montagna

di MARTA BICEGO
Una rete idrica che collega una novantina di malghe dell’Alta Lessinia. È un progetto pubblico di grande portata, anche per l’investimento economico che comporta (7,5 milioni di euro), quello che coinvolge i Comuni di Bosco Chiesanuova, Erbezzo e Sant’Anna d’Alfaedo.
L’iniziativa, presentata nei giorni scorsi nella sala olimpica del teatro “Vittoria” di Bosco Chiesanuova, prevede la posa di 26 chilometri di tubazioni e cavidotti oltre alla realizzazione di serbatoi, impianti di rilancio, manufatti lungo i percorsi. Con un impatto straordinario sulla tutela e valorizzazione del patrimonio culturale, architettonico e paesaggistico rappresentato dagli alti pascoli della montagna veronese. Soluzione che arriva con la stagione dell’alpeggio alle porte, dopo un 2022 in cui la siccità non ha reso la vita facile nemmeno in quota.
Senza precedenti è l’investimento economico, su area vasta: 7 milioni di euro provengono dai fondi erogati ai tre Comuni di confine, ai quali si sommano circa 200mila euro stanziati da Acque Veronesi (soggetto attuatore) e 300mila da Ato. È stato il direttore generale della società di lungadige Galtarossa, Silvio Peroni, con gli ingegneri Emanuele Morandini e Isacco Rigodanze, ad approfondire i dettagli tecnici: condotte in acciaio del diametro di 80-150 mm renderanno disponibile l’acqua, potabile e di qualità controllata proveniente principalmente dal campo pozzi di Dolcè, per circa 4.500 paghe (appezzamenti di terra, ndr) distribuite nei territori interessati. Nel medesimo scavo ci sarà anche la predisposizione per il passaggio di fibra ottica e corrente elettrica.
«Un’opera attuale, indispensabile per salvaguardare gli alti pascoli, la qualità di vita del bestiame e di conseguenza di latte e formaggio», la definisce il sindaco di Bosco Chiesanuova, Claudio Melotti, nel cui territorio sono circa 50 le malghe interessate. Con le pozze prosciugate, l’anno scorso aveva concesso agli allevatori di attingere acqua per il bestiame dalla cisterna che, in località Malga San Giorgio, in origine era adibita all’impianto di innevamento artificiale. La nuova rete idrica, prosegue, «è essenziale anche per dare uno sviluppo futuro alle malghe, orientato ad accoglienza e turismo sostenibile». Prospettiva condivisa con i colleghi primi cittadini di Erbezzo, Lucio Campedelli, e di Sant’Anna d’Alfaedo, Raffaello Campostrini. E, evidenzia Melotti, «un’opportunità irrinunciabile per proprietari e conduttori di malghe ai quali abbiamo chiesto la disponibilità di aderire e trovare una soluzione solidaristica per la fase due degli allacciamenti alla singola proprietà, che metta tutti, anche i più piccoli o più lontani dal punto di arrivo della rete idrica, nelle condizioni di avvantaggiarsi di questo progetto che non è esagerato definire epocale».
Di allacciamenti si discuterà nei prossimi mesi, in incontri organizzati nei singoli Comuni, mentre le amministrazioni si stanno adoperando per reperire, insieme, ulteriori risorse. Spiega Campedelli: «Probabilmente la formula più efficace sarà riunire tutti i proprietari in un’associazione consortile che possa accedere a ulteriori contributi, ad esempio dal Piano di sviluppo rurale (Psr)». I sottoservizi, osserva, «non pagano in termini di consenso ma la scelta è coraggiosa e di prospettiva, perché darà i suoi frutti nel medio termine». L’inizio dei lavori è previsto entro quest’anno, per 570 giorni consecutivi, con tre squadre contemporaneamente operative in cantieri mobili. La gara sarà aggiudicata a breve e le tre amministrazioni programmeranno incontri coi diretti interessati per ottenere le autorizzazioni e condividere la soluzione migliore per determinare un parametro di equità e solidarietà su cui calcolare il contributo per l’allacciamento. L’unione fa la forza, commenta Campostrini: «Questo progetto è l’esempio di come il territorio abbia saputo fare squadra, dimostrando di saper mettere insieme risorse per la salvaguardia del nostro maggiore patrimonio, gli alti pascoli. Del beneficio che ne trarrà ogni malga – conclude –, se ne gioverà tutta la comunità. Per questo è imprescindibile che ci sia la stessa collaborazione e gioco di squadra tra i proprietari. E siamo certi che ci sarà». 

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