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A Santa Maria in Progno risplende il nuovo altare in pietra della Lessinia

di SILVIA ALLEGRI

Si è svolto il rito della dedicazione presieduto dal Vescovo

A Santa Maria in Progno risplende il nuovo altare in pietra della Lessinia

di SILVIA ALLEGRI

Rappresenta la mensa intorno alla quale Gesù raduna i suoi discepoli, per nutrirli. Ma anche il luogo del Corpo spezzato e del Sangue versato, e dunque la pietra del sacrificio, punto di incontro e contatto tra Dio e i fedeli. È stato il nuovo altare il protagonista del rito di dedicazione che la scorsa domenica 2 marzo si è svolto nella chiesa di Santa Maria in Progno, a Santa Maria di Negrar. Un rito estremamente suggestivo e assai raro da vivere, celebrato dal vescovo Domenico Pompili insieme al parroco padre Gottardo Gherardi, al collaboratore, padre Adriano Dalle Pezze, e ai religiosi monfortani, presenti anche nella parrocchia di Arbizzano. L’altare, realizzato in pietra della Lessinia, è andato quindi a sostituire il precedente, risalente agli anni ’60. «Il vecchio altare era in ferro e legno», racconta padre Gottardo, «e risaliva agli anni della riforma liturgica. Da lungo tempo pensavamo a questo cambiamento per impreziosire ancora di più la nostra chiesa, una piccola bomboniera ricca di storia e di bellezza. Per arrivare a questo traguardo abbiamo affrontato un percorso in Diocesi con la supervisione della Soprintendenza ai beni culturali, che lo scorso anno ha dato il via libera, e il supporto della commissione liturgica. A seguirci è stato l’architetto Michele Candiani». Sotto l’altare, adesso, trova spazio una scultura realizzata da Matteo Cavaioni, artista formatosi all’Istituto per il marmo di Sant’Ambrogio di Valpolicella, rappresentante i discepoli di Emmaus. L’arrivo del nuovo altare è stato accompagnato anche dalla ristrutturazione del presbiterio e dall’arricchimento dell’ambone con quattro formelle, sempre realizzate da Cavaioni, che rappresentano i simboli dei quattro evangelisti. «Siamo nell’anno giubilare: questi cambiamenti testimoniano la volontà di dare valore alla comunità cristiana, di cui l’altare rappresenta senz’altro il cuore».

Il rito di dedicazione si è svolto in diversi momenti, tutti fortemente emozionanti. Si è iniziato con l’unzione dell’altare con il sacro crisma, l’olio profumato e conservato in un’ampolla che viene utilizzato anche nei sacramenti del battesimo, della confermazione e dell’ordine; successivamente il vescovo ha proseguito con l’incensazione, il braciere posto sull’altare per farvi ardere l’incenso; un ulteriore passaggio ha visto la copertura dell’altare con una tovaglia bianca, la sua illuminazione con le candele e la deposizione di fiori.

E dunque, nella piccola chiesa gremita di fedeli, l’altare da pietra profana è diventato simbolo di Cristo, “pietra viva”. Come recita la preghiera di dedicazione, pronunciata dal Vescovo, «questa pietra preziosa ed eletta sia per noi il segno di Cristo dal cui fianco squarciato scaturirono l’acqua e il sangue, fonte dei sacramenti della Chiesa. Sia fonte di unità per la Chiesa e rafforzi nei fratelli, riuniti nella comune preghiera, il vincolo di carità e di concordia». E dopo la lettura della lettera testimoniale di dedicazione dell’altare la parola è passata di nuovo al vescovo Domenico, che ha sottolineato l’importanza di questo simbolo sacro collegandosi al Vangelo di Luca, con le parabole ben note del cieco che non può guidare un altro cieco, e della facilità con cui si osserva la pagliuzza nell’occhio altrui senza vedere la trave nel proprio. Un invito ad allontanare presunzione e ipocrisia, e a non farsi intimorire dalla luce: «Siamo richiamati tutti a farci rischiarare da questa fonte decisiva». Che è la fede, rappresentata nella sua pienezza di significato proprio dall’altare.

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