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La chiesa della Sacra Famiglia consacrata dal vescovo Domenico

 di SILVIA ALLEGRI

La parrocchia di Verona Sud ha vissuto domenica 12 maggio la cerimonia della dedicazione

La chiesa della Sacra Famiglia consacrata dal vescovo Domenico

di SILVIA ALLEGRI

La parrocchia della Sacra Famiglia ha vissuto domenica 12 maggio la cerimonia della dedicazione. Un rito che si celebra una volta sola per ciascuna chiesa e affonda le proprie radici negli stessi racconti dell’Antico Testamento, tramandato nel suo nucleo essenziale dalle testimonianze dei primi cristiani, come l’Itinerarium di Egeria (IV-V secolo).

«La dedicazione è più che una semplice inaugurazione, come invece accade per qualsiasi altro edificio. La chiesa infatti non è solo un luogo per la preghiera, ma è l’immagine della Chiesa che è corpo di Cristo, della comunità che lì si riunisce per pregare, della Chiesa terrena e di quella che è in cielo», racconta don Flavio Bertoldi, parroco della Sacra Famiglia dal 2017. «Per questo il cuore dell’edificio di culto cristiano è sempre l’altare, immagine di Cristo, luogo in cui si rinnova il sacrificio della croce e mensa del banchetto del Corpo e Sangue del Signore».

Il rito. Arrivato all’altare, il vescovo Domenico Pompili – per lui è stata la prima consacrazione di chiesa da quando è a Verona – ha asperso il popolo e le pareti del nuovo edificio in memoria del Battesimo. Sono seguiti il canto delle litanie dei santi e sono state deposte sotto l’altare le reliquie dei santi Zeno, Lucia, Giovanni Calabria e Daniele Comboni. Poi, la preghiera di dedicazione, l’unzione dell’altare e delle pareti con il crisma, l’incensazione e l’illuminazione.

La parrocchia. Quella del 12 maggio è stata una tappa importante nella storia della parrocchia della Sacra Famiglia, che appartiene al vicariato di Verona Sud ed è stata eretta nel 1963 col territorio smembrato da Tomba Extra e Cadidavid. Fu don Bruno Torneri il primo parroco, che era già curato a Tomba. A lui venne dato l’incarico di dare vita a una nuova chiesa in questa zona della città che si pensava avrebbe avuto un forte sviluppo. Parroco dal 1967 al 1992, don Bruno riuscì a coinvolgere qui in aperta campagna tutte le famiglie. «Seppe contagiare col suo entusiasmo gli abitanti di allora e in molti hanno collaborato all’edificazione della chiesa su disegno dell’architetto Gelindo Giacomello».

Essa fu costruita tra il 1964 e il 1972 e benedetta il 27 marzo 1977 dall’allora vescovo mons. Giuseppe Carraro. Dal 1992 al 2017 la comunità fu guidata da don Bruno Bonizzato, che si dedicò in modo particolare agli anziani e alla visita costante ai malati. Prima di lasciare la comunità, ha voluto la realizzazione del mosaico che rappresenta Gesù perso nel tempio, collocato nell’abside della chiesa. Inoltre, con l’aiuto concreto di dodici famiglie e proprio in vista della consacrazione della chiesa, fece realizzare le dodici croci poste sulle pareti e che costituiscono un richiamo ai dodici apostoli.

Dopo tanti anni, spetta oggi a don Flavio tracciare un bilancio di questo percorso ormai già lungo e significativo: «Negli anni ’60 si scommetteva sulla Sacra Famiglia e sul suo grande sviluppo, dovuto proprio alla posizione strategica tra la zona industriale e la campagna. Quanto è faticoso oggi costruire comunità e creare relazioni positive tra le persone! Viviamo, senza nemmeno rendercene conto, pensando solo a noi stessi: se una volta in campagna ogni bambino che nasceva apparteneva a una grande famiglia allargata, oggi si vive barricati in casa. La nostra sfida, allora, diventa quella di superare queste distanze, ricordando sempre una grande verità: Gesù non obbliga, propone».

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