Cultura & spettacoli
stampa

Per non dimenticare l'orrore della Shoah

di MARIA VITTORIA ADAMI
Un ricco programma di iniziative, incontri e riflessioni in occasione della Giornata della Memoria 

Parole chiave: Giornata Memoria (1), Shoah (4)
Per non dimenticare l'orrore della Shoah

di MARIA VITTORIA ADAMI

Un tempo la promessa fu quella di parlarne, di mettere nero su bianco ciò che era stato. E la pronunciarono i testimoni e le vittime. Oggi la promessa è ricordare anche davanti a nuove memorie che sembrano sbiadire la bacheca del tempo, tenendo sempre presente “il ruolo pubblico e civico”, per mutuare le parole dell’Università di Verona, che ognuno è chiamato a ricoprire. E questa promessa si rinnova ogni anno il 27 gennaio, giorno internazionale per ricordare la Shoah e le persecuzioni e deportazioni di ebrei, testimoni di Geova, sinti e rom, perseguitati politici, omosessuali e disabili di tutta Europa rastrellati dalla ferocia nazista e mandati alle camere a gas.
Quella fiamma della memoria resterà accesa a monito per tutti i cittadini che, in piazza Bra, fino al 31, potranno vedere, camminando sul Liston, il vagone ferroviario emblema delle deportazioni. Il carro della memoria, dallo scorso anno di proprietà del Comune di Verona, sarà anche esposto a febbraio per una settimana davanti al municipio di San Martino. È il simbolo dei treni che dal 1943 al 1945 deportarono milioni di persone nei campi di sterminio.
Ma oltre ai simboli, in nome, appunto, del “ruolo pubblico e civico”, l’Università di Verona rinnova il suo impegno nella celebrazione della Giornata della Memoria con una rassegna di conferenze inaugurata qualche giorno con un focus sulle persecuzioni dei testimoni di Geova. “Gli incontri sono un’occasione di riflessione, dialogo e approfondimento su una delle più grandi tragedie della storia dell’umanità”, spiega l’ateneo, che apre le porte a cittadini e universitari. Il prossimo appuntamento sarà il 1° febbraio con “Ho promesso che parlerò. Il lungo viaggio di Edith Bruck nella memoria della Shoah”, alle 17.30, nell’aula T06 del polo Santa Marta di via Cantarane. Edith Bruck, nome d’arte di Edith Steinschreiber, è una scrittrice, poetessa, traduttrice e regista di origini ungheresi naturalizzata italiana. Sopravvissuta alla deportazione nei campi di concentramento di Auschwitz, Dachau, Bergen-Belsen, dove arrivò poco più che bambina, ha trascorso gran parte della sua vita a raccontare la terribile esperienza attraverso la scrittura e portando la propria testimonianza nelle scuole e nelle università. Dialogherà con Michela Ponzani, storica e giornalista, volto noto di Rai Storia, e Renato Camurri, docente universitario di Storia contemporanea. L’11 febbraio, alle 17, sempre a Santa Marta, si parlerà di “Auschwitz. Storia e memorie di rom e sinti durante la seconda guerra mondiale”. Introdurrà il tema Stefania Pontrandolfo, docente di ateneo di Discipline demo-etnoantropologiche. L’evento proseguirà con gli interventi “Attraversare Auschwitz. Conoscere e riconoscere la storia”, a cura di Luca Bravi dell’Università di Firenze, e “Attraversare Auschwitz. Sinti e rom: le voci del presente, le radici del passato” di Eva Rizzin, del Centro di ricerche etnografiche e di antropologia applicata “Francesca Cappelletto” dell’Università di Verona. Rizzin presenterà anche il suo Attraversare Auschwitz. Storie di rom e sinti: identità, memorie, antiziganismo (Gangemi editore), con Roberto Bortone dell’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali. All’Università gli incontri possono essere seguiti anche online sulla piattaforma Zoom e saranno trasmessi sul canale YouTube di ateneo. In presenza, invece, è richiesto il Green pass rafforzato. Anche l’Istituto veronese per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, presieduto da Stefano Biguzzi, organizza una serie di conferenze. La prima, il 27 gennaio, ricorderà i “giusti” della Questura di Verona, una storia per molto tempo taciuta e venuta a galla dalla ricerca dello studioso Olinto Domenichini, dell’Istituto, che l’ha riportata nel volume Le ricerche hanno dato esito negativo. I giusti della Questura e le persecuzioni razziali a Verona, 1943-1945 (Cierre, 2021). Il volume sarà presentato il 27 gennaio, alle 16.30, in Società letteraria, in piazzetta Scalette Rubiani (piazza Bra). Il 19 febbraio, l’Istituto, sempre in Letteraria alle 16.30, ricorderà il deportato, antifascista Vittore Bocchetta (1918-2021), a un anno dalla sua morte. Il 23 febbraio, stesse sede e ora, sarà presentato il libro di Maria Teresa Sega Il banco vuoto. Scuola e leggi razziali. Venezia 1938-1945. Ancora, il 27 gennaio, il direttore dell’Istituto, Federico Melotto, dialogherà con Giovanni Borghini autore del libro che riporta il memoriale di Giovanni Longhetto: Buchenwald, gli altri e io 43936 (Cierre 2022), alle 18, alla Feltrinelli di via Quattro Spade. Per i provvedimenti restrittivi anti-Covid, infine, l’associazione Figli della Shoah ha dovuto rimandare una mostra e la deposizione delle pietre d’inciampo in ricordo di Gilda Forti e Tullio Basevi, mentre proporrà un’iniziativa all’ex campo di concentramento di Montorio.
Sia la mostra, sia il progetto delle pietre d’inciampo sono finanziati dalla Regione e sono entrambi il cuore dell’attività che l’associazione porta avanti soprattutto rivolgendosi ai ragazzi nelle scuole. Infatti l’esposizione “La grande e la piccola storia: la Shoah a Verona” è una ricostruzione proposta dagli studenti dei licei Maffei e Fracastoro su quattro ebrei veronesi il cui destino è stato ripercorso attraverso i documenti dell’Archivio di Stato di Verona dagli studenti, affiancati dalla professoressa Nadia Olivieri, dell’Istituto per la storia della Resistenza. Le quattro figure sono Gilda Forti, la poetessa e scrittrice Lina Arianna Jenna e il fratello avvocato Ruggero, e il musicista Tullio Basevi, tutti perseguitati prima e deportati poi, morti nei lager nazisti. «Il progetto – spiega Roberto Israel, dell’associazione Figli della Shoah e responsabile del progetto per la Comunità ebraica di Verona – intende avvicinare i giovani alla “piccola storia”, quella avvenuta vicino a noi, attraverso la ricerca, il recupero e l’analisi di alcuni documenti contenuti nell’archivio di Verona, riguardanti le sorti della comunità ebraica di Verona dall’entrata in vigore delle leggi razziste del ’38 al 1945. Il progetto è iniziato con l’idea di giungere alle pietre d’inciampo con le quali ridare voce a chi non poté parlare». Come Gilda Forti, partita con il convoglio del 14 dicembre del 1944, a 48 anni, e deportata da Bolzano a Ravensbruck. E come Tullio Basevi, morto a Flossenburg nel gennaio del 1945, deportato perché i fascisti seguirono un suo allievo non ebreo che si recava a lezione da lui. La loro pietra d’inciampo attende ora solo di essere posata nel centro storico della città, davanti alle loro abitazioni.

Tutti i diritti riservati
Per non dimenticare l'orrore della Shoah
  • Attualmente 0 su 5 Stelle.
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • 5
Votazione: 0/5 (0 somma dei voti)

Grazie per il tuo voto!

Hai già votato per questa pagina, puoi votarla solo una volta!

Il tuo voto è cambiato, grazie mille!

Log in o crea un account per votare questa pagina.

Non sei abilitato all'invio del commento.

Effettua il Login per poter inviare un commento